Nazionale A femminile
Melilla, una trasferta speciale: la Spagna in Africa, il terremoto, la riscossa delle Azzurre
Giunta la notizia di un torneo da disputare a giugno in Spagna, il pensiero è subito corso a Saragozza, che ci ospitò nel 2019, o a Valencia che ha ospitato l’ultima edizione dell’EuroBasket Women.
E invece no, Melilla. Melilla? Sì, Melilla. Località incantevole e controversa, un viaggio lampo servito oltre che a testare la competitività delle Azzurre al piano più alto, anche a sanare una diffusa ignoranza in termini geo-politici. E sì perché Melilla è Spagna ma trattasi di un porto franco di 12 chilometri quadrati che affaccia sul mare ma che di fatto è sul territorio del continente africano.
Non a caso dal 1497 il Marocco ha provato più volte a riappropriarsi di Melilla, con le cattive (un vano assedio di 100 giorni nel 1774) e con le buone: dal 1982 il Governo marocchino sta infatti provando a sensibilizzare le Nazioni Unite sul tema. Ad oggi nulla di fatto.
Il confine terrestre tra Melilla e l’entroterra marocchino è recintato e sorvegliato per contenere l’ingresso di immigrati nell’exclave che, in quanto territorio spagnolo, garantirebbe poi libero accesso all’Europa.
Ecco perché abbiamo parlato di una città bellissima e ricca di storia ma che va compresa nel profondo, prima di viverla. La prima anomalia? Il fuso orario, che in Marocco prevede un’ora indietro rispetto all’Italia ma in quella minuscola lingua di terra no. Impazziti gli smartphone e i pc della nostra delegazione, per questo motivo.
Le Azzurre sono atterrate a Melilla nel tardo pomeriggio di martedì 31 maggio, dopo aver fatto scalo a Madrid, subito accolte dalla proverbiale ospitalità iberica: “Benvenute a Melilla – è stato l’esordio del ragazzo che ci è venuto a prendere in aeroporto – qui vi troverete bene, l’albergo è vicino all’Arena e, pensate, a soli 5 minuti dalla spiaggia”. E’ seguito il silenzio imbarazzato dello staff tecnico e in particolare quello di Roberto Brunamonti, che sorridendo ha gelato il tipo dell’agenzia di viaggi: “Grazie mille, ma non saremmo qui in vacanza”.
Già, perché quando ti ritrovi ad affrontare la numero 1 e la numero 2 del ranking europeo di FIBA in un torneo, di amichevole ci deve essere ben poco altrimenti si rischiano due imbarcate. Figuriamoci di vacanza.
Vero che Spagna e soprattutto Belgio lamentavano assenze eccellenti ma anche il nostro di organico non era al completo, tra infortuni e la scelta di concedere spazio alle giovani. A Melilla l’Italia è volata con una sola Over 30, nove Under 25 e tre esordienti assolute (Panzera, Natali, Pastrello), eppure il responso del campo è stato molto confortante se è vero come è vero che con la Spagna abbiamo reagito a un primo tempo molto complicato in attacco (17 punti) tornando in più occasioni a -4 e palla in mano. Giova ricordare a tale proposito che la Spagna non riusciamo a batterla dal lontano 1999 (c’erano ancora Lira e Pesetas…).
Minuto dopo minuto, la tensione nell’affrontare un avversario così forte e a casa sua ha fatto posto alla voglia di ritrovarsi in Maglia Azzurra a sei mesi abbondanti dall’ultima volta. Meno di 24 ore dopo, Lardo ha mandato in campo una squadra ancora più determinata, feroce nell’assorbire la fisicità del Belgio per poi punirlo con una pallacanestro veloce, organizzata e di “letture”. Il +20 rifilato a Vanloo e compagne in un’amichevole vale il giusto, ovviamente, ma per un gruppo così acerbo ha costituito un’iniezione di fiducia mica da ridere.
Tra le due partite, non bastasse l’unicità della trasferta, il terremoto 4.9 gradi della scala Richter che ha scosso il Marocco con epicentro a 50 chilometri al largo di Melilla. Il sisma si è verificato intorno alle 15.00, discreto lo spavento di chi in quel momento stava provando a riposare e si è ritrovato con gli occhi sbarrati nella hall dell’albergo.
Venerdì mattina le Azzurre hanno salutato Melilla e l’occhio, subito dopo il decollo, non è potuto non cadere sul muro e sul filo spinato che separano la Spagna dall’Africa. Una trasferta speciale, non c’è che dire, e memorabile per le tre esordienti.
Un viaggio lungo e faticoso ma che ci ha reso più forti e più consapevoli, alla vigilia del raduno di Cividale del Friuli.