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Tanti Auguri Cata, splendida Zarina dal cuore Azzurro!

16 Marzo 2024

Nel giorno del suo cinquantottesimo compleanno, Catarina Pollini si racconta a Dario Ronzulli

Cominciamo dai numeri, che di solito sono freddi e silenziosi ma in questo caso urlano a squarciagola. Ci affidiamo alla clip che introduce Catarina Pollini nella Fiba Hall of Fame con la classe del 2022.

Impressionanti, non ci sono molte altre definizioni possibili. E poi va considerato il ruolo avuto da Pollini nelle sue squadre, in primis nella Nazionale della quale è stata colonna portante per 13 anni. Le 252 presenze e i 3903 punti sono ancora oggi record che ancora per un po’ di tempo verosimilmente non saranno intaccati.

Veloce, rapida, eterea, in campo Pollini si muoveva leggiadra con la capacità però anche di farsi sentire fisicamente sotto canestro se la partita lo richiedeva. Iniziata la carriera giovanissima – ad appena 13 anni si allena con la prima squadra di Vicenza –, lascia subito intuire le sue qualità tecniche ma soprattutto mentali. Una leader nata e il soprannome Zarina datole dal giornalista Franco Arturi le calza come un guanto. Una Zarina combattente anche fuori dal campo: la sua battaglia sul finire degli anni Novanta per ottenere gli stessi diritti degli uomini, ai quali era riconosciuto lo status dei professionisti e la libertà di non essere vincolati dal cartellino, è stata un crocevia fondamentale per le cestiste. Una vincente e non perché ha la bacheca straripante ma perché ogni singola volta che è scesa in campo ha dato tutta sé stessa, prendendosi responsabilità o delegandole a seconda di quale piega prendesse la partita.

Nel giorno del suo compleanno da Lugo, il posto in cui ha scelto di vivere facendo la team manager dell’Ensina dove ha chiuso la carriera, apre per noi il bagaglio dei ricordi azzurri.

I numeri della mia carriera in Nazionale fanno molto piacere ma li baratterei volentieri con qualche successo di squadra in più. E infatti se penso alla felicità pura penso a Brno ’95: certo, poteva essere oro, ma fu comunque un risultato strepitoso e che per di più ci diede la qualificazione olimpica di diritto ad Atlanta ’96. A Barcellona quattro anni prima ci arrivammo per il rotto della cuffia, in entrambi i casi fu un’esperienza indimenticabile, per un atleta di qualsiasi sport i Giochi Olimpici sono il traguardo più ambito”.

L’esordio in azzurro avvenne giovanissima, appena 17enne. Al PalaVerde di Treviso l’8 aprile 1983 Pollini segnò 8 punti nel largo successo contro la Svizzera, 93-28 che ci avvicinò alla fase finale dell’Europeo ungherese di settembre.
Ricordo che pur essendo molto giovane fui accolta molto bene dalle mie compagne. Era un bel gruppo, ci divertimmo molto. Ricordo che feci cinque falli “di pancia”, io che pensavo 70 chili per 194 centimetri…”. Fu Vittorio Tracuzzi a lanciarla nella nazionale senior e a chiederle di dividersi tra l’Under 18, che arrivò terza all’Europeo di categoria giocato in Abruzzo, e la nazionale maggiore, quinta con una rocambolesca vittoria sulla Cecoslovacchia nella finalina. La particolarità di quell’Europeo è che Pollini giocò per l’unica volta in un torneo ufficiale con la maglia numero 6, l’unica eccezione rispetto all’amatissimo 11.

Di 252 partite si può pensare che sia difficile trovarne una sola da voler rigiocare perché è rimasta sul groppone. E invece nel caso di Cata Pollini c’è, eccome.
Non ho il minimo dubbio: la semifinale dell’Europeo 1993 a Perugia. Battemmo nel girone Spagna. Bulgaria e Polonia, poi la sfida con la Francia persa per appena due punti. La rigiocherei subito, magari con la caviglia messa un po’ meglio di com’era quel giorno…”. Le azzurre persero anche la finale 3°-4° posto contro la Slovacchia prima di rifarsi due anni dopo a Brno sotto la guida di Riccardo Sales.

La Spagna, la Galizia adesso è la sua casa. Ma nel suo cuore, ne siamo certi, c’è e ci sarà sempre l’Azzurro che ha vestito e onorato in ogni angolo del mondo.

E allora buon compleanno, Zarina!

                                                                                                                                                                               Dario Ronzulli