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Prima del Paladozza: emozioni e pensieri delle Azzurre di Women’s EuroBasket

18 Giugno 2025

È la maglia dei ricordi più belli, più intensi: è “diversa da quelle dei club in cui giochiamo”. Per chi ha avuto la fortuna di indossarla in esaltanti percorsi con le giovanili, contraddistinti da tante medaglie e grandi soddisfazioni, ma anche per chi la veste per la prima volta in un grande torneo internazionale, magari senza esperienze pregresse con le Under. Le ore che precedono la prima palla a due di un torneo come EuroBasket Women sono di pensieri, di aspettative, di una grande voglia di scendere in campo dopo un mese di proficua preparazione e tante amichevoli disputate in giro per l’Europa.

Per le nostre azzurre, però, è una vigilia diversa ed è impossibile girarci intorno. Siamo la nazione che ha ospitato più volte i campionati europei, ma era da 18 lunghi anni – e da quel principio di autunno abruzzese nel 2007 – che il nostro Paese non faceva da sfondo alla massima competizione continentale. Le partite contro Serbia, Slovenia e Lituania determineranno il nostro percorso per questa edizione di EuroBasket (con l’obiettivo di arrivare al Pireo, alla Fase Finale, e dire la nostra) ma non c’è solo l’aspetto sportivo, per quanto di grande importanza, a farsi spazio nei pensieri e nelle emozioni delle 12 ragazze scelte da Andrea Capobianco.

Quando stasera nel Madison di Piazza Azzarita risuonerà l’inno di Mameli sarà un momento speciale per tutte, l’occasione per andare col pensiero oltre il Paladozza.È quello che si sogna da piccole”, ci dice Costanza Verona. “Giocheremo davanti al nostro pubblico, qualcosa che renderà tutto ancora più speciale”. Un momento che ognuna vive a suo modo. Se la playmaker palermitana di nascita e portabandiera della Famila Schio ammette come durante le note “cerco di ripassare in testa tutto quello che devo fare, così da non farmi coinvolgere troppo dalle emozioni”, in tante ci tengono a citare alcuni destinatari del primo pensiero.

Per capitan Laura Spreafico “il primo pensiero andrà alla mia famiglia che ha fatto tanto, ai sacrifici che hanno fatto per permettermi di arrivare fino a qui. E anche a me stessa, a noi che ci meritiamo di giocare un Europeo in casa”, mentre Sara Madera parla del “brivido che mi viene lungo la schiena quando sento l’inno prima delle partite, pensando a chi mi è sempre vicino soprattutto durante i tanti alti e bassi di una stagione lunga e impegnativa”. Sara e Stefania Trimboli, al suo primo Europeo con la nazionale maggiore, ci tengono anche a ricordare la figura di Giustino Altobelli, personaggio di riferimento del movimento femminile e assistente allenatore della “loro” Magnolia Campobasso che negli ultimi giorni ci ha purtroppo lasciato dopo una breve malattia.

Il ricordo di qualcuno che non c’è più è qualcosa che che accompagna anche i pensieri di Martina Fassina: Penserò anche al mio papà, che purtroppo adesso non c’è più; da piccola è sempre stato per me di gran supporto, spingendomi a divertirmi, e a inseguire i miei sogni”. Dai pensieri all’inno ai primi ricordi azzurri di un gruppo che al suo interno ha tante giocatrici protagoniste di percorsi emozionanti con le nazionali giovanili, tra medaglie importanti e memorie incancellabili. Ad esempio, Francesca Pan cita l’argento a Matosinhos con l’Under 20 indicando al suo fianco Cecilia Zandalasini, che in Portogallo fu MVP, “ma anche l’esordio assoluto a Vicenza, da vicentina di Bassano”. Per Lorela Cubaj il ricordo è sia quello del Mondiale Under 17 e del “primo Europeo con le emozioni vissute, quando ero la più piccola del gruppo”. “Ricordo ancora i brividi che avevo alla prima maglia con il mio nome dietro, un momento che non dimenticherò mai”, aggiunge Pan, “è sempre un onore, un motivo d’orgoglio. Perché è la maglia più bella”.

Le due padrone di casa della nazionale ospitante, le bolognesi Olbis André e Mariella Santucci, condividono in queste ore due ricordi diversi.Io ho iniziato a giocare in Nazionale tardi, per questioni burocratiche”, ci dice il lungo di Schio. “Non è che l’ho vissuta male, ma per me l’Italia inizialmente era un desiderio”. L’esordio con la Senior, ai tempi di Battipaglia, “in cui non avevo grandi numeri, non me l’aspettavo: per me era già qualcosa di grande essere al raduno, è accaduto tutto velocemente. Ripensando adesso alla nazionale viene in mente quando ero con le grandi e io ero la più piccola, mentre oggi sono tra quelle che devono trascinare. È più bello, perché è il risultato di un percorso di crescita”.

Il mio primo ricordo”, esordisce invece Mariella Santucci, che peraltro oggi festeggia il suo 28° compleanno, “è quello del Torneo dell’Amicizia, quando io avevo 14 anni e le altre ne avevano 15. Non capivo nulla, ero timida e introversa, molto diversa dalla persona che sono oggi: alla prima partita mi tremavano le gambe, una situazione che con i club non mi era mai successa. Il brivido della partita in azzurro è lo stesso, ma per me la Nazionale è crescita perché oggi sono arrivata a un momento in cui vado in campo abbastanza sicura delle cose che faccio e del gruppo con cui gioco. L’Italia è anche riscatto, perché due anni fa in azzurro mi sono rotta il ginocchio e adesso ho la possibilità di tornare a vestire questa maglia in un Europeo e farlo a Bologna: sono mille emozioni diverse difficili da descrivere, un nuovo inizio”. Tel Aviv e la spedizione in Israele è anche nei pensieri di capitan Spreafico:Vestire l’azzurro non è mai scontato. Stiamo facendo di tutto per non rivivere quelle immagini, è uno stimolo in più a fare bene e a non rivivere le stesse sensazioni di due anni fa”.

Francesca Pasa arriva alla palla a due di Serbia-Italia con l’emozione della debuttante, che con Bologna ha “un rapporto speciale, avendo giocato qui tre anni in cui siamo riuscite a coinvolgere la città”. La giocatrice che in questa stagione ha brillato in Francia, con la maglia dell’ASVEL, è al suo primo torneo assoluto in azzurro: “le mie compagne magari hanno vinto delle medaglie con le giovanili e in generale sanno cosa si prova a portare questa scritta sul petto, per me è la prima volta ed è un’emozione ancora più grande”. Debuttante è anche Stefania Trimboli, che a ripensare all’azzurro ha i brividi: “Sono di Trieste, quando da noi veniva la Nazionale andavo sempre a vederla. Una volta ho fatto due ore di fila con le mie sorelle per fare una foto con Gallinari, pensare che oggi la stessa maglia ha il mio nome è emozionante”.

C’è emozione e gioia”, continua la giocatrice di Campobasso, “ma anche pressione, a dire la verità, perché tutti si aspettano tanto e noi stiamo dando il massimo. Mi auguro che in campo si possano vedere i sacrifici che abbiamo fatto in questo mese”. Fiducia nel lavoro quotidiano in questa lunga preparazione la si avverte dalle parole di tutte le ragazze. “Siamo tutte molto emozionate, anche cercando di stare insieme e fare gruppo durante gli allenamenti”, ci dice Cecilia Zandalasini. “C’è poco tempo per pensare e realizzare che stiamo per giocare un Europeo in Italia, ma credo che avremo modo di godercelo fino in fondo”. Francesca Pasa aggiunge come la testa vada “a scendere in campo e dare tutto quello che abbiamo per vincere. Come ci dice sempre coach Capobianco che una giochi un minuto, 20 o 40 bisogna dare tutto, e alla fine è anche quello che ti porta a dare il 100%”.

Questa maglia è qualcosa di grande, che a parole non si può spiegare”, dice Sara Madera.È un fuoco vivo, che si sente dentro. L’adrenalina per una partita che però col nome Italia davanti diventa più grande”. Costanza Verona aggiunge come la Nazionale “porti i ricordi più belli, nelle Giovanili ho avuto la fortuna di vincere tre medaglie, nel club ho vinto Scudetti ma non è la stessa cosa. Con questa maglia si sente il sostegno di tutti e si creano ricordi meravigliosi. Vincere sarebbe ancora più bello, è inutile nasconderlo”.

“C’è della tensione, ma è positiva”, dice Jasmine Keys. “È un appuntamento importante, ancor di più col movimento che sta crescendo in questi anni. Più che al piano personale penso alla squadra, al contesto. Rappresentiamo tutto il Paese, tutte le ragazzine che sognano questi colori. È importante portare a casa qualcosa, siamo concentrate a fare molto bene”. Olbis André e Mariella Santucci sottolineano poi come sia “bellissimo giocare qui con la Nazionale in un palazzetto dove siamo partite da piccole, siamo gasatissime”.

Non c’è solo la (tanta) ambizione sportiva nella testa delle nostre azzurre, però. “Quando penso all’azzurro”, dice Martina Fassina, “mi viene in mente soprattutto l’attaccamento alla maglia e alle mie compagne, pensando ad esempio a come in questo gruppo ci siano delle ragazze con cui sono cresciuta. È bello vivere questo percorso insieme a loro, con unità e coesione. Lo sport è anche le relazioni umane”. Le fa eco Laura Spreafico: “Da capitana sono contenta di poter giocare un Europeo in casa con queste ragazze al mio fianco”.

Jasmine Keys, poi, cita un aneddoto che riesce a riassumere quelle che saranno le emozioni delle nostre dodici giocatrici nel vedere l’appassionato pubblico del Paladozza nel corso di questa settimana:Sono i bambini, le bambine, che mi stanno più a cuore. Quando mi chiedono le foto e gli autografi fa sempre piacere. Ad esempio, un bambino del mio paese, di Altavilla Vicentina, una volta che sono andata a fare benzina dove lavora il padre mi ha detto che sono il suo idolo, facendomi un quadro gigante con tutte le mie foto, anche di mio fratello. Sono queste le cose che mi riempiono il cuore. Siamo personaggi pubblici, l’influenza che possiamo dare è importante, per me è il messaggio principale. È come ci comportiamo in palestra ogni giorno, come ci atteggiamo, come rispondiamo, come ci mostriamo: l’essere noi. Niente di diverso. La partita non si può riassumere solo nel punteggio, c’è molto altro”.

Ennio Terrasi Borghesan