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Le “italiane” al PalaDozza: le “nostre” ex di Serbia, Lituania e Slovenia

Metti un mercoledì al PalaDozza, metti il debutto ad EuroBasket Women 2025. Metti anche la vittoria. Un’emozione enorme per le Azzurre, certamente. Specialmente per chi, come Mariella Santucci e Olbis Andre, Bologna la chiama casa.
Ma anche per volti noti del nostro campionato che nella giornata di mercoledì non hanno cantato l’Inno di Mameli, ma che hanno alzato gli occhi al cielo sulle note di Tautiška giesmė, Bože pravde e Zdravljica – rispettivamente gli inni lituano, serbo e sloveno.
Già dalla prima serata della competizione europea femminile per antonomasia, nello scenario della Mecca di Basket City, due giocatrici serbe hanno avuto dei flashback.
Ivana Raca e Yvonne Anderson sono tra le stelle che brillano di più nel firmamento della nazionale guidata dall’iconica Marina Maljković. Entrambe sono figlie di allenatori, Dragan Raca e Mike Anderson.
Ed entrambe hanno vissuto un’esperienza nel campionato italiano all’inizio della propria carriera, dando il via a delle traiettorie che ora le vedono calcare i palcoscenici delle competizioni più importanti in Europa.
Yvonne, che quest’anno è arrivata fino alla finale di EuroLeague Women con il Cukurova Mersin, segnando 11.1 punti a partita, 10 anni fa ha giocato la sua prima stagione europea a Torino. E non ha che ricordi positivi. “È una città bellissima, è stato il mio primo passo verso un basket di livello più alto. Ed è stata una squadra che ha creduto in me, ovviamente. Quando qualcuno ti dà un’opportunità, devi dimostrare di meritarla,” ricorda. “Ero solo grata che tutto sia andato bene e che quell’esperienza mi abbia spinta verso i miei traguardi successivi. Ho vissuto benissimo lì, davvero. È una città adorabile. So che uno dei motivi principali per cui è conosciuta è che ha ospitato le Olimpiadi. Sono molto grata di aver iniziato la mia carriera in Europa a Torino”.
Ivana, quasi un decennio più giovane della naturalizzata americana, dopo due primi anni in Grecia ha fatto il salto verso Milano, sposando il progetto del GEAS.
“Amo l’Italia, amo il basket, amo la cultura, amo tutto. Ho imparato la lingua da sola. Provo a parlare bene l’italiano. Amo questo Paese. Amo tutti i miei amici italiani. Parlo ancora con loro ogni giorno. Ho ancora tanti bellissimi rapporti con loro. Una mia cara amica è stata la mia assistente al GEAS, Martina Gargantini. Parlo con lei praticamente tutti i giorni. È sempre disponibile per darmi consigli”. Intervallando le sue esperienze italiane con un breve approdo all’Ibaeta e successivamente al Fenerbahce, la classe 1999 è poi ritornata in Serie A, accasandosi alla Dinamo Sassari nella stagione 2023-24. Un’annata in famiglia.
“La Dinamo è davvero fatta dalle persone che la circondano. È un ambiente familiare, un’esperienza incredibile. Spero che tutti possano provare qualcosa del genere. Parlo ancora con tutti della società. Sono le mie persone,” racconta.
“Milano e Sassari sono ovviamente due città molto diverse, ma entrambe le esperienze sono state meravigliose. Ho solo cose positive da dire. A Milano avevo più tempo per me stessa. Ho avuto modo di scoprire tante cose.”
“Ma a Sassari avevo il mio gruppo di amici: essendo una città più piccola, ci si appoggiava molto l’uno all’altro. Eravamo davvero una grande squadra. Tutte le persone che ho incontrato hanno reso quell’anno speciale,” Ivana Raca continua. L’attuale giocatrice dell’Olympiacos non è l’unica tra le “italiane” che sfideranno le Azzurre in questi giorni bolognesi ad aver avuto ricordi indelebili di Sassari.

Jessica Shepard, che giocherà EuroBasket Women con la Slovenia, ha giocato alla Dinamo nel 2021-22, dominando il campionato da miglior realizzatrice con 29.2 punti di media a partita. Ricorda il mare, l’isola. Le persone dietro ai Quattro Mori. E altre due sue compagne di squadra (Ajsa Sivka ed Eva Lisec sono transitate nel campionato italiano, a Schio. “La stagione con la Dinamo è stata meravigliosa. L’isola, l’acqua: è tutto così bello. Ma la cosa più importante per me è stata l’organizzazione, il club. Qualsiasi cosa di cui avessi bisogno, me la fornivano, e mi hanno fatto sentire come a casa. Si sono presi cura di me e mi hanno fatto sentire davvero a mio agio. Sono stati fantastici. Hanno reso quell’esperienza speciale, soprattutto considerando che era il mio primo anno all’estero,” dice l’ex giocatrice delle Minnesota Lynx, dove anche la nostra Cecilia Zandalasini ha accumulato esperienza in WNBA.
Insieme giocheranno nel Famila Schio la prossima stagione, mentre per due stagioni si sono sfidate ad alta quota nei confronti tra Virtus Bologna e Reyer Venezia. In Laguna, Jessica ha vinto lo Scudetto 2023-24. E ha vissuto un sogno. “Non c’è nessuna città al mondo come Venezia. C’è qualcosa di speciale ogni volta che ci torni. È mozzafiato. Mi è venuta a trovare molta famiglia: era un posto che volevano assolutamente vedere. Ho amato il mio tempo con la Reyer,” dice.
“È diventata casa per me, quindi non mi sentivo come una turista. Sapevo dove si trovava tutto. È un posto bellissimo in cui stare. Solo il fatto di poter guidare per dieci minuti da casa mia ed essere a Venezia, poter godere della bellezza di quella parte d’Italia… è qualcosa che ricorderò per sempre”.
Delle sensazioni provate anche da Yvonne Anderson, in orogranata dal 2020 al 2022, vincitrice dello Scudetto nel 2021. “È stato un periodo bellissimo per me. Mi sono sentita più coinvolta nella comunità, con le compagne di squadra, e ho vissuto di più il territorio,” ricorda la veterana 35enne. “Sono andata nelle città più piccole nei dintorni e me ne sono davvero innamorata. Sono cose che ricorderò sempre e che voglio portare con me nella vita. Si stava semplicemente bene insieme. Il basket era ovviamente di alto livello, ma è stato uno dei primi posti che mi ha insegnato, credo, come dovrebbe essere la vita”.
“Era più una questione di qualità della vita. E da giocatrice di basket, a volte non te ne accorgi. A volte sei così presa solo dal giocare. Ma lì mi sono sentita una di loro, e per questo ho potuto percepire davvero l’energia della comunità. L’ho amata profondamente,” continue Anderson.
Questo tipo di amore per la comunità l’ha vissuta in un’altra città che respira pallacanestro, seppur non al massimo livello del campionato femminile. “Treviso non è una città così famosa, ma è splendida, e ci sono tornata più volte,” dice.
“Era uno dei miei posti preferiti dove andare quando avevo del tempo libero. E ho in mente l’immagine dell’acqua che attraversa quella città. Non penso tanto alle città grandi ed eclatanti che conoscono tutti, ma ai piccoli borghi come quello, dove penso: mi piacerebbe vivere una vita così. Continuavamo a tornarci”.
Nei suoi anni a Venezia, ha condiviso partite, allenamenti, vittorie e sconfitte con Francesca Pan, capitana orogranata e Azzurra insaziabile. “Non vedevo l’ora di affrontarla. Mi manca, quella ragazza. Ho fatto amicizie lì. Abbiamo creato legami in quella squadra. Mi ricordo che era davvero divertente. Ovviamente più giovane di me – lo sono quasi tutte – ma davvero simpatica e gentile. Mi ha aiutata tanto nel mio inserimento, anche perché stavamo uscendo dal periodo del COVID, quindi dovevi davvero fare amicizia con le compagne, altrimenti rischiavi di restare sola. E lei è stata una delle prime a farsi avanti.”
Anche Jessica Shepard ha ovviamente condiviso lo spogliatoio con Francesca Pan, vincendo un altro Scudetto nel 2023-24. Un’immagine vivida nella sua mente, che difficilmente riuscirà a dimenticare. “Ciò che ha reso tutto così speciale per me è stato il fatto che mio padre abbia potuto essere lì. È stato speciale. Quando con la mia famiglia siamo riusciti ad andare in centro a Venezia, a passare del tempo lì,” dice Shepard. “Non avevano nemmeno i passaporti prima che partissi. È stato speciale. Ho stretto amicizie molto profonde, che sono diventate come famiglia durante il mio tempo a Venezia. Sono relazioni che porterò con me per tutta la vita”.

Chi ha ottimi ricordi di una compagna che sfiderà in Azzurro è la lituana Laura Juskaite, nel 2023-24 con Ragusa e la capitana Laura Spreafico, oggi al GEAS. “Ho avuto un buon rapporto con tutte le mie compagne di squadra. Sono ancora in contatto con Laura e ho un buon rapporto con coach Lino Lardo e con il resto delle giocatrici,” dice.
“Mi sono davvero goduta il mio periodo a Ragusa perché è molto diversa dal resto dell’Europa. Ho percepito un’atmosfera familiare per tutto il tempo. Ho solo bei ricordi della stagione e mezza che ho trascorso lì e sono felice ora di essere a Bologna. Mi riporta alla mente i bei ricordi dell’Italia”.
La sua connazionale Egle Sventoraite non può che avere ottimi ricordi della sua esperienza italiana al Famila Schio, avendo segnato la tripla che ha significato una storica medaglia di bronzo alla EuroLeague Women Final Four nel 2023. “Quel tiro è stato il tiro della mia vita. Non tutti i giocatori riescono a fare canestri così, e per un’atleta avere in carriera un tiro del genere significa tanto. Quindi sì, per me ha davvero un grande significato,” ricorda con gioia.
“Amo l’Italia. È un posto meraviglioso in cui vivere e giocare. Ho qui i miei ricordi più belli. Li porterò con me per tutta la vita. Tutti i miei anni a Schio, il terzo posto in EuroLeague… il modo in cui ci siamo riuscite è stato incredibile. Questi sono davvero i ricordi più profondi per me, che rimarranno sempre con me. La comunità di Schio ha avuto un impatto enorme sulla nostra vita quotidiana, perché andavi in panetteria, in pasticceria e la gente ti conosceva, ti salutava, ti chiedeva come stavi. È una comunità così piccola e così unita, che ama il basket”.
Ritorna a Bologna, dove con Schio aveva vinto lo Scudetto proprio contro la Virtus, giocando Gara 1 in un PalaDozza stracolmo. “Fu una partita molto intensa, davvero dura. Ma vincemmo qui, e quella sensazione è qualcosa che mi porto dentro anche ora, perché vincere in questa Arena è qualcosa di magico,” dice Egle. Oltre al successo sportivo con la compagine veneta, si ricorda benissimo anche tutte le giornate lontana dal palazzetto vissute con la Oxygen Roma. Il motivo è semplice: l’ha girata tutta, a furia di scoprire monumenti, resti, archeologia. “Adoravo i miei giorni liberi perché andavo nelle Gallerie, visitavo i monumenti. Mi godevo l’esperienza del vivere quotidianamente a Roma, semplicemente passeggiando per le strade. È stato uno degli anni più belli della mia vita”, dice.
Un’esperienza diversa da quella di Tina Cvijanovic, di gran lunga la giocatrice con più annate nel nostro Paese, tra Udine, San Giovanni Valdarno, Empoli, Faenza e San Martino di Lupari. “Vengo anche io da una piccola città in Slovenia, quindi sono abbastanza abituata a questo tipo di ambiente. Ero comunque vicina a grandi città. Quindi ho potuto vivere entrambi gli aspetti. E amo l’Italia. Dal momento in cui sono arrivata qui, ho capito che era il posto in cui volevo restare. Amo le persone, il cibo, il vino, tutto. Mi piace tantissimo stare qui”.
Una carriera, la sua, legata a doppio filo alla fiducia infusa nel suo potenziale da Paolo Seletti, che nella sua prima stagione in Serie A a Faenza ha creduto in lei. “Mi ha aiutato davvero tanto e ha creduto in me. È lì che ho dimostrato di poter giocare in Serie A, e che questo è il mio posto,” aggiunge la giocatrice slovena.

In generale, tutte sono consapevoli che affrontare l’Italia, seppur senza l’infortunata Matilde Villa, non sarà un’impresa semplice. “Penso che sia ancora una buona squadra. Mi è dispiaciuto molto che Villa si sia infortunata perché probabilmente era una delle giocatrici chiave di questa squadra”, dice Laura Juskaite.
“Ma ci sono ancora ottime giocatrici come Zandalasini e tante atlete che provengono da squadre di EuroLeague come Schio e Venezia. È un gruppo solido e, soprattutto, giocando in casa, avete il vantaggio del pubblico”.
La sua connazionale, Egle Sventoraite, la segue a ruota. “So che le giocatrici italiane hanno quella voglia, e giocano sempre con il cuore. Alcune di loro sono state mie compagne di squadra, so come giocano. Danno tutto. Sarà una questione di chi lo vorrà di più nella partita contro l’Italia. L’Italia è la mia terza casa, e la amo. Non vedevo l’ora di ascoltare l’inno nazionale, lo conosco già. Una sensazione familiare per me. È come tornare dai cugini, rivederli, fare una rimpatriata insieme”, aggiunge Raca. “È un grande onore per me giocare in questo palazzetto. Tanti grandi giocatori hanno giocato qui. Voglio augurare a Mati una pronta guarigione. Sono tutte giocatrici talentuose e giovani, ed è una cosa positiva per il futuro. Giocano insieme da tanti anni e si conoscono molto bene,” dice la giocatrice serba.
Yvonne Anderson, al suo fianco in questa spedizione, concorda. “Le conosco bene. Lotteranno con grinta, ma sono giocatrici molto talentuose. Hanno un livello davvero alto. Tutto dipende da come si incastrano i pezzi. Hanno elementi giovani e più esperte. Zandalasini sarà la loro giocatrice chiave, come sempre. Ma si vedono anche le altre crescere. Cubaj sta avendo un ruolo più importante ora; le conosco bene, le seguo tutte. Vederle fare bene e arrivare a un livello più alto mi fa piacere. E dirò questo: se offri un buon prodotto, la gente arriva. Serve sostegno, e penso che l’Italia abbia sempre proposto un prodotto di livello. Mi piace vedere i palazzetti pieni, vedere il pubblico che viene a tifare, perché se lo meritano” aggiunge la 35enne serba.
Una partita, quella contro le Azzurre padrone di casa, che attendono tutte. Anche la slovena Tina Cvijanovic. “Quando ho scoperto che avrei giocato contro l’Italia, ero entusiasta. Ci saranno molti amici e compagne di squadra a vedermi, ed è fantastico. Sono davvero emozionata,” racconta con la voce che si spezza.
Lo siamo anche noi Tina, lo è tutta Basket City, pronta ad abbracciare la nazionale guidata da Andrea Capobianco in uno degli scenari più iconici della pallacanestro globale. Anche le avversarie delle Azzurre hanno un pezzo d’Italia nel cuore.