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Le avversarie di San Juan, dalla prima volta col Bahrain alla… solita Lituania

02 Luglio 2024

Nel novero delle avversarie dell’ItalBasket al Pre Olimpico di San Juan c’è di tutto, dalla squadra super-blasonata a quella che abbiamo affrontato mille volte negli ultimi cinque anni a quella totalmente sconosciuta. In vista di un torneo dalla formula insidiosa, che in passato ci ha regalato gioie e amarezze, andiamo a scoprire le avversarie certe e quelle probabili degli Azzurri partendo dalla prima in ordine di tempo.

BAHRAIN
Un dominio pressoché incontrastato nel preliminare asiatico del Pre Olimpico a Damasco ha portato il Bahrain a qualificarsi per la prima volta ad un torneo FIBA. Battute Arabia Saudita, Kazakistan, Siria, Indonesia e India con uno scarto medio di 23.8 punti, i bahreiniti arrivano a San Juan con l’inevitabile etichetta del vaso di coccio. La squadra non ha tutto questo talento, è pressoché inesperta ad alto livello, fisicamente non è molto strutturata ma soprattutto non ha assolutamente nulla da perdere il che rappresenta il vero punto di forza.
L’allenatore è il giovanissimo Jad El Hajj (classe ’89), ex commissario tecnico del Libano con cui ha disputato il Mondiale nelle Filippine, e che ha sostituito lo spagnolo Ricard Casas Gurt dopo il preliminare. Il leader tecnico è senza dubbio il 37enne Devon Dwayne Lamont, detto Wayne, Chism. Nativo di Jackson nel Tennessee, con i Volunteers ha giocato a livello di college prima di intraprendere la più classica della carriera da giramondo: Turchia, Ungheria, Francia, Israele, Filippine, Arabia Saudita e per l’appunto Bahrein dove gli è stato offerta la possibilità di essere naturalizzato e giocare per la Nazionale. Centro di 203 cm, è uno che non si tira indietro dal lottare e sgomitare e ha un pregio non da poco: non si prende il proscenio a prescindere, il che lo rende davvero un uomo squadra.
Sotto canestro gli dà manforte il classe 2002 Muzamil Ameer Hamooda che gioca in patria nel Manama e che ha un passato con Sacramento State University. Giocatore versatile, buon rimbalzista e buon range di tiro. E poi c’è Mustafa Rashed, guardia anche lui classe 2002 e anche lui del Manama. La descrizione tecnica è semplice: sostanzialmente tira qualunque pallone gli capiti tra le mani. Nel torneo a Damasco ha chiuso con il 48.1% dal campo con il picco del 10/17 da oltre l’arco contro la Siria.
Gli altri portano entusiasmo e voglia di mettersi in mostra contro avversari mai affrontati prima. La regola per affrontarli è la stessa dalla notte dei tempi contro avversari sulla carta più deboli: non prenderli sottogamba.

PORTORICO
Per il quarto torneo internazionale negli ultimi cinque giocati, escludendo ovviamente l’Europeo, ritroviamo sulla nostra strada il Porto Rico. La novità è che questa volta li affrontiamo a casa loro, con tutte le incognite del caso nel giocare in un Coliseo de Puerto Rico José Miguel Agrelot che presumibilmente sarà bollente. Il fattore ambientale sarà uno di quelli su cui i ragazzi del ct Nelson Colón punteranno per tornare ai Giochi Olimpici dai quali mancano dal 2004, quando furono eliminati nei quarti di finale – toh, guarda un po’… – dall’Italia.
La notizia peggiore per Colón è stata senza dubbio l’impossibilità di schierare Markus Howard. Il giocatore del Baskonia ha ottenuto il permesso dalla FIBA di poter giocare con Porto Rico ma alla fine ha rinunciato per poter stare vicino alla moglie partoriente. È vero che con questi compagni non ha mai giocato, quindi l’amalgama sarebbe stata tutta da verificare, ma è altrettanto vero che i portoricani non avranno a disposizione un’infernale macchina da canestro.
Rispetto al roster schierato nel mondiale filippino, i giocatori confermati sono ben 9 a testimonianza di una volontà di ripartire da un blocco consolidato di giocatori che si conoscono bene. Tutti portano esperienza e solidità: Tremont Waters e l’ex Napoli Jordan Howard guideranno il gioco; Stephen Thompson visto in maglia Stella Azzurra e Roma; il reparto ali è bello folto, da Isaiah Pineiro a Aleem Ford, dal capitano Chris Ortiz ad Arnaldo Toro, mentre Ismael Romero e George Conditt IV si divideranno i minuti sotto canestro.
Poi ci sono le novità, una su tutti che promette spettacolo. Siccome i portoricani sono portatori di estro e fantasia e in squadra ce n’era già abbastanza, perché non aggiungerne secchiate chiamando José Alvarado? Detto, fatto. La guardia dei New Orleans Pelicans torna a vestire la maglia dei Los Gallos dopo due anni – il mondiale dell’anno scorso lo saltò per l’infortunio – con l’intento di alzare il livello di follia cestistica. Reduce da stagioni in crescendo in NBA, il classe ’98 è chiaramente il giocatore più atteso dei padroni di casa e quello da cui i tifosi si aspettano grandi cose, al livello del suo soprannome “Grand Theft Alvarado” nato per evidenziare la sua abilità di rubapalloni. Gli ultimi due tasselli sono Gian Louis Clavell López, anche lui di ritorno in nazionale, e Davon Reed, che si aggiunge al già ricco pacchetto di ali.
Anche in questa edizione Porto Rico sembra capace di tutto e il contrario di tutto. Avversario scorbutico, bisognerà infiltrarsi tra le pieghe dei loro difetti per evitare che entrino in clima partita trascinando il pubblico sugli spalti.

LITUANIA
Non staremo certo qui a ricordare tutte le volte che con la Lituania è andata male se non malissimo, non è il caso. Anche perché quello è il passato e conta il giusto, soprattutto di fronte ad un presente fatto di una squadra che non avrà il talento di altre Lituanie ma diamine! Questi a pallacanestro sanno giocare sin dalla culla.
Reduci da un Mondiale chiuso all’ottavo posto ma con la Perla della vittoria contro gli Stati Uniti, gli uomini di coach Kazys Maksvytis si presentano agguerriti e con un roster profondo, di qualità, molto fisico e con profonda conoscenza di cosa va fatto in partite da dentro o fuori. Il leader tecnico ed emotivo non può che essere Domantas Sabonis: non sarà mai come il padre, ma il figlio di Arvydas è comunque un giocatore clamoroso che a Indiana e Sacramento ha mostrato costanti segnali di crescita diventando uno dei migliori lunghi dell’NBA. Inoltre è alla ricerca del primo successo con la Nazionale da protagonista, visto che nella squadra argento europeo 2015 era un rincalzo 19enne. Attorno a lui c’è ovviamente il blocco Zalgiris, con cinque giocatori reduci dalla cocente delusione del titolo perso in patria contro il Rytas di Azuolas Tubelis: Deividas Sirvydis, Edgaras Ulanovas, Lukas Lekavicius, Tomas Dimsa e Arnas Butkevicius. Poi c’è gente che sui campi di Eurolega è protagonista da anni: Marius Grigonis è una delle armi segrete di Ataman al Panathinaikos, Tadas Sedekerskis è capitano del Baskonia, Rokas Jokubaitis è elemento importante delle rotazioni del Barcellona, Donatas Motiejunas è imprescindibile nel Monaco. A completare il roster c’è l’inossidabile capitano Mindaugas Kuzminskas, che quando veste la maglia dei Baltic Giants diventa un giocatore letale.
Ce n’è abbastanza insomma per considerarli seri candidati alla vittoria del Pre Olimpico di San Juan. Scavando scavando sono forse un po’ corti nel reparto esterni, con due soli veri play di ruolo (Jokubaitis e Lekavicius) e tante, troppe ali che dovranno adattarsi. Come se non lo sapessero fare, peraltro.

MESSICO
Nel 1936, prima volta della pallacanestro ai Giochi Olimpici, il Messico conquistò il bronzo battendo la Polonia in una gara condizionata dalla pioggia: già, all’epoca si giocava all’aperto. Questo per dire quanto tempo e quanto basket è passato dall’unico podio a cinque cerchi dei 12 Guerreros, che in generale mancano dai Giochi da Montreal ’76. Più recente l’ultimo torneo preolimpico, a Torino nel 2016 battuti in semifinale dall’Italia.
Otto anni dopo di quella squadra sono rimasti in due, il 38enne play Paul Stoll e la guardia nonché capitano 36enne Gabriel Giron. Saranno loro le guide spirituali ma anche tecniche della squadra, soprattutto considerando l’assenza per infortunio di Francisco Pako Cruz, altro veterano ma soprattutto leader offensivo della squadra allenata da Omar Quintero che dunque dovrà inventarsi qualcosa per distribuire le responsabilità offensive nella sua squadra.
Non ci sarà neppure Gael Bonilla, il 21enne che si dichiarò eleggibile per il Draft NBA 2023 salvo poi fare marcia indietro: anche lui è infortunato. E allora le speranze giovani del Messico saranno Moises Andriassi, play classe 2000, ma soprattutto Karim Lopez, classe 2007 della Joventut Badalona che Quintero butterà nella mischia nella speranza di avere almeno barlumi del suo talento anche in Nazionale, e Adrien Isaac Porras, che è nato nel 2008, che gioca a livello di high school con la Hillcrest Preparatory negli USA e che sarà interessante vedere all’opera sotto canestro con gente molto più smaliziata di lui. Dagli USA, ma college, arriva anche Isael Silva che gioca a Stanford e che completa il pacchetto esterni con il 36enne Karim Rodriguez e il 26enne Ivan Montano. Sotto canestro il Messico si affiderà allo spirito da combattimento di Israel Gutierrez, classe ’93, e Joshua Ibarra, classe ’95. Chiudono il roster le ali veterane Fabian James e Irwin Avalos.
Abbiamo insistito con le età del roster messicano perché in casi come questi il dubbio è su come si possano amalgamare generazioni molto diverse tra di loro. C’è un evidente ricambio generazionale in atto, vuoi per necessità vuoi per convinzione, e la sensazione è che questo Pre Olimpico serva soprattutto per far fare esperienza ai più giovani senza troppe ansie da risultato.

COSTA D’AVORIO
Se avesse potuto contare sui migliori giocatori, la Costa d’Avorio avrebbe avuto tutte le carte in regola per fare strada a San Juan o quantomeno essere ampiamente degna di considerazione. E invece per un motivo o per un altro i possibili big non ci saranno: Mo Bamba e Ismael Kamagate non hanno avuto il via libera burocratico; Kevin Yebo, Alex Poythress e Matt Costello non sono disponibili. E allora coach Natxo Lezcano, tornato sulla panchina degli Elefanti per la quarta volta in carriera, deve fare di necessità virtù e affidarsi ad un roster meno talentuoso.
Il profilo di maggior spessore è senza dubbio il naturalizzato Deon Thompson, che dopo il college a North Carolina ne ha viste di ogni in giro per il mondo bazzicando anche l’Europa a buonissimi livelli con tra le altre Bayern, Zalgiris, Stella Rossa e Malaga. A lui e alle sue abilità sotto canestro fa giocoforza affidamento la Costa d’Avorio che ha un altro leader in Solo Diabate, play che ha già giocato tre Mondiali e che proverà l’ultimo complicatissimo assalto della sua carriera ad un posto tra le magnifiche 12 ai Giochi. Jean Philippe Dally, Nisre Zouzoua e Vafessa Fofana sono le armi principali per fare canestro e se in giornata sanno come tirar fuori soluzioni offensive diverse. C’è anche uno dei “nostri”, Joseph Mobio, nato a Tivoli e protagonista della promozione in Serie A di Trapani: a lui il compito di dare energia dalla panchina. Patrick Tape e Cedric Bah dovranno dare sostanza sotto canestro; Assemian Moulare (il più giovane con i suoi 21 anni), Lionel Kouadio, Maxence Dadiet e Amadou Sidibe sono gli altri convocati da Lezcano.
Non c’è sulla carta molto da aspettarsi dalla Costa d’Avorio se non prestazioni di orgoglio e di tenacia per una squadra che punterà ad essere più forte con gli innesti sopracitati nei prossimi tornei internazionali.

 

                                                                                                                                                                   Dario Ronzulli