Nazionale A femminile
Emozioni, sorrisi e lacrime della Nazionale Femminile, dal 13 aprile 1930 a oggi (prima puntata)

Decidete voi, se volete conoscere la storia della Nazionale Femminile dalla prima o dall’ultima pagina. Ovvero dalla sconfitta rimediata con la Francia il 13 aprile 1930 o dalle amichevoli giocate a Brno nei giorni scorsi. Sigla iniziale o titoli di coda, cambierà poco. Avrete sempre a che fare con una Maglia che merita di essere raccontata, anche se spesso le lacrime hanno spento i sorrisi e anche se l’Albo d’Oro Azzurro non è particolarmente prestigioso. Ballano novantacinque anni di Storie e di canestri: donne meravigliose, partite leggendarie, occasioni perse e qualche volta colte. Buon divertimento.
La prima volta fu a Nizza, appunto, nella primavera del 1930: con la Francia arriva una sconfitta, le transalpine doppiano sul 34-16 le sette Azzurre a disposizione di coach Bosco. Per rivedere la Nazionale Femminile in campo si devono aspettare otto anni ma ne vale la pena. Nel 1938 l’Italia vince il suo primo e unico Campionato Europeo: si gioca a Roma sui campi del Muro Torto, le squadre sono solo cinque e quella allenata da Silvio Longhi si impone per differenza canestri dopo essersi vendicata sulla Francia (34-18) e aver superato Polonia e Svizzera. Ci batte la Lituania ma non ci toglie la gioia del gradino più alto del podio. E’ un altro Basket, è un altro mondo e la concorrenza è limitata ma la medaglia d’Oro conserva sempre un sapore speciale. Che non assaporeremo più, purtroppo.
Negli anni 40 la Nazionale Femminile sparisce dai radar, c’è decisamente altro a cui pensare. Il 2 agosto 1942 Genova ospita un inedito Italia-Ungheria e sulla nostra panchina siede Emilio Giassetti, già tre volte campione d’Italia con la Ginnastica Triestina e col Borletti e Azzurro agli Europei del ’35 oltre che alle Olimpiadi del ’36.
Si torna a giocare un Europeo Femminile nel 1950 e fino all’edizione del 1981 la cadenza biennale premierà gli anni pari, in 95 anni otto volte si giocherà in Italia (1938, 1968, 1974, 1981, 1985, 1993, 2007, 2025): nessuno ha fatto meglio di noi.
A Budapest l’Oro se lo mette al collo l’Unione Sovietica, che tra il 1950 e il 1991 ne vince 21 su 22, di Europei. L’Italia chiude quinta su dodici squadre, il coach è Enrico Garbosi, ex campione d’Italia con la Reyer Venezia. In campo, oltre a Francesca Cipriani poi moglie di Aldo Giordani, brilla la stella di Liliana Ronchetti: le Azzurre vengono travolte dall’URSS ma sprecano una grande occasione cedendo 28-29 all’Ungheria, poi seconda. E’ la prima volta che la Nazionale Femminile arriva a un solo passo da un grande risultato e poi lo vede svanire sul più bello. Purtroppo non sarà l’ultima.

Due anni più tardi a Mosca chiudiamo al sesto posto ma la sensazione in termini di competitività, non solo di piazzamento, è quella di aver fatto un passo indietro. Accanto alla solita Liliana Ronchetti gioca un ottimo Europeo Licia Bradamante, pivot della Bernocchi Legnano. Nel 1954 a Belgrado Francesco Ferrero prende il posto di Garbosi, passato ad allenare la Maschile di Varese, ma non schiodiamo dalla mediocrità (settimi) e con Nello Paratore in panchina nel 1956 a Praga non va meglio (sesti). E’ il primo Europeo di Nidia Pausich e Nicoletta Persi, due colonne della Nazionale nel decennio successivo.
Nelle cinque edizioni dal 1960 al 1968 Giancarlo Primo non riesce a cambiare marcia nonostante la presenza in campo di Pausich, Ronchetti e Persi: non si va mai oltre il sesto posto ottenuto a Messina, quando torniamo ad ospitare un Europeo ma ne vinciamo solo due su sei. Non va meglio al Mondiale di Praga nel 1967: battiamo gli Stati Uniti ma perdiamo le altre cinque e ad attenderci c’è un anonimo nono posto. I risultati non convincono e allora nel 1969 si decide di cambiare guida tecnica, anche se i piazzamenti resteranno più o meno gli stessi. Dal 1938 le Azzurre non si sono più avvicinate a un podio, non succede neanche nel 1970 a Rotterdam con Carlo Cerioni (none) e nel 1972 a Bourgas con Costantino Michelini (decime).

La Nazionale se la prende velocemente una generazione dorata, quella di Lidia Gorlin, Rosi Bozzolo, Wanda Sandon e soprattutto di Mabel Bocchi, dominante già a 21 anni nell’Europeo di Cagliari 1974 che chiudiamo al terzo posto dietro Unione Sovietica e Cecoslovacchia. “Un risultato incredibile – commenta Lidia Gorlin – nessuno si aspettava di salire sul podio. Sfidavamo squadre fisicamente “impossibili”, enormi, con Mabel che sotto canestro doveva combattere con avversarie più alte e pesanti. In quel gruppo c’era il giusto mix tra giovani talentuose e un nucleo già collaudato: non ci fu mai mezzo problema di chimica, quel Bronzo rappresentò una gioia immensa per noi, per il Settore Femminile e per tutto l’ambiente“. Il CT è Settimio Pagnini, che però lascia subito il posto a Gianfranco Benvenuti. L’anno dopo torniamo a giocare un Mondiale e in Colombia otteniamo un eccellente quarto posto, il miglior risultato per l’Italia alla rassegna iridata.
Su otto partite ci battono solo le squadre che ci finiscono davanti, ovvero URSS, Cecoslovacchia e Giappone ed è proprio il 49-50 con le nipponiche a buttarci giù dal podio. Per quella storia delle occasioni mancate, fate due… “Fallimmo il terzo posto che ci avrebbe qualificato direttamente per i Giochi Olimpici di Montreal: vincere di 1 non ci sarebbe bastato e così provammo a forzare il supplementare. Nessuno però mi toglie dalla testa che la nostra presenza alle Olimpiadi non sarebbe stata gradita. Saremmo stata la terza squadra europea su sei partecipanti. Ricordo che a Bocchi fu impedito di giocare, 4 falli in 5 minuti. Ricordo ancora la faccia dell’arbitro tedesco, sono passati 33 anni ma non riesco a dimenticarla. Quella squadra era granitica, forte di testa, capace anche di sopperire alla grave assenza di Bozzolo, infortunata“, spiega Gorlin.
C’è un’altra opportunità per volare a Montreal, il Pre-olimpico di Montreal, ma la sprechiamo perdendo di 1 punto con Cuba e Corea del Sud. “E’ quello il mio grande rimpianto – conferma Gorlin – perché buttammo via un paio di partite ampiamente alla nostra portata”. Seguono due edizioni interlocutorie degli Europei e il Mondiale del 1979 a Seul, da cui torniamo con un quinto posto e qualche rimpianto: Mabel Bocchi non c’è più ma c’è Bianca Rossi, affidabile riferimento offensivo per l’attacco Azzurro.
(fine prima puntata)
