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Imbattute al PalaDozza, le pagelle delle 14 Azzurre!

22 Giugno 2025

Si vola ad Atene al motto “non abbiamo ancora fatto nulla, la nostra storia è tutta lì ancora da scrivere e i bilanci si fanno alla fine” ma i meravigliosi giorni trascorsi al PalaDozza non possono passare inosservati e allora ecco le nostre personalissime pagelle delle 14 Azzurre (sì, anche Trucco e Kacerik) e di coach Capobianco.

Verona: un cognome che sa di Arena, un nome che richiama continuità, un soprannome (Cocca) che lascia intendere quanto la stimino i suoi allenatori. Accelera, amministra, segna, difende, va a rimbalzo. La Cocca di tutti noi.

Pasa: l’accelerazione è quella dello struzzo inseguito vanamente da Wile E. Coyote, con relativo be-beep, e infatti vanamente la inseguono per il campo slovene e lituane. Quel Boost di energia, verticalità e dinamismo che può cambiare il volto di una partita (o di un Europeo).

Santucci: a proposito di cartoni animati, è Titti di Gatto Silvestro. Travolta e spesso sotterrata da corpi che la sovrastano di 20 centimetri e 40 chili, Mariella non fa una piega: si rialza, si sistema la treccia e riparte col sorriso. Al PalaDozza trova la Curva Santucci a sostenerla, Lellins si vive il suo sogno senza perdersi un solo attimo.

Trimboli: ha Steph nel nome e “Tri” nel cognome, casuale non è la tripla che all’esordio costringe la Serbia alla resa. In missione speciale su Jocyte, non tradisce la fiducia dei Coach. E’ il suo primo Europeo, a quasi 30 anni: dalla sua faccia tosta, molto triestina, non si direbbe.

Pan: al PalaDozza il tiro non la assiste ma FraPan non si abbatte e si dedica ad altro. Suonando la carica in difesa, compattando la squadra nei momenti di down, attaccando le difese dal palleggio per generare “vantaggi”. I punti arriveranno, il resto c’è già.

Fassina: a conferma della profondità di questo gruppo, non entra nelle rotazioni nelle prime due partite ma è proprio lei a scuotere la squadra nel primo quarto da “braccino corto” delle Azzurre con la Lituania. Quando serve, c’è. In crescita.

Spreafico: un lieve “acciacco” la condiziona nelle prime due partite e la toglie dalla terza. Ma un Capitano vero sa essere utile anche dalla panchina o nello spogliatoio, con un sorriso, una pacca, un pugnetto. E Sprea c’è sempre, come c’è sempre stata!

Zandalasini: si prende tutto lei. La squadra sulla spalle quando conta, l’amore del PalaDozza e di tutta Bologna che non l’ha mai dimenticata, le urla scomposte di telecronisti italiani e non, il sorriso di chi l’ha ritrovata anche in Maglia Azzurra in edizione Prime. Ingorda.

Madera: la sua tre giorni al PalaDozza comincia con due triple in faccia alla Serbia e si conclude con la penetrazione vincente da “fullback” che spazza via le ultime resistenza della Lituania. In mezzo anche tanto altro, sempre e comunque al servizio della squadra.

Keys: lì sotto di botte se ne danno e prendono tante, al solito Jas non si tira indietro. Il meglio però lo dà dal perimetro, con i tiri pesantissimi messi a referto quando qualcuno apparentemente aveva messo un tappo sopra al canestro avversario. Provvidenziale, glaciale (anche dalla lunetta), tempestiva. Key(s) player, se ce n’è una.

Andrè: fisicamente non è al 100% ma al 100% è la sua voglia di esserci, da protagonista. Bolognese DOC, al PalaDozza le sorridono tutti, a non sorriderle sono solo i ferri che le sputano fuori almeno 3 canestri già fatti. “Olbia” non si scompone e torna a fare il suo, eccellente nel limitare Shepard e le tante, infinite, lunghe lituane.

Cubaj: con Zanda fuori classifica e le due bolognesi salutate da un affetto “familiare”, è lei a conquistare i cuori degli spettatori del PalaDozza. Fa a sportellate pure con i magazzinieri di Serbia, Slovenia e Lituania e poi canestri da fuori e in post basso, difesa, rimbalzi, leadership e quella faccia feroce che tanto ci mancava. Come le ha urlato Matilde da bordo campo… “Grande Lola”!

Trucco e Kacerik: la prima è stata vittima dell’ultimo (doloroso, inevitabilmente) taglio ma smaltita in pochi minuti la delusione per l’esclusione ha chiesto di poter rimanere insieme alla squadra. La seconda ha dovuto rinunciare all’Europeo per un problema fisico accusato a pochi giorni dall’esordio e ha chiesto di poter rimanere accanto alla squadra. A qualificazione ottenuta, Vale e Kace piangevano di gioia. Capite perché questa è una Squadra?

Coach Capobianco: perde la scommessa col suo staff tecnico per un solo punto avendo promesso che avremmo tenuto la Lituania sotto i 50 punti, ma vince tutte le altre. La sua squadra incanta, domina, poi si impaurisce e vacilla ma non smarrisce mai identità e focus. In difesa dovevamo fare la differenza, in difesa le abbiamo vinte al PalaDozza. Non ha voce da circa un mese, difficile la ritrovi al Pireo.

Giancarlo Migliola