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Giocare l’EuroBasket a casa, parola di Mariella e Olbis

17 Giugno 2025

Organizzare qualche giorno che si smarca dal flusso continuo della routine quotidiana è necessario, talvolta. Ma una vacanza porta con sé anche fastidi, discussioni su cosa o non fare in gruppo, sballottolamenti di qua e di là.
Prendi il treno in fretta, aspetta che tocca chiamare un taxi, anzi no: ci muoviamo a piedi. Check in all’hotel, ma in reception non si fanno adorare. La camera? Non è pronta, ancora. Il bagaglio? Lasciato vagare tra i soliti ignoti al nastro trasportatore, in aeroporto.
Lo spettro di emozioni che coinvolge un turista in una destinazione sconosciuta va dal continuo meravigliarsi per ciò che si trova davanti alla frustrazione del doversi, costantemente, organizzare.
Una soluzione – stravagante, di sicuro – potrebbe celarsi nel calarsi in tutto e per tutto nella dimensione del turista a casa propria. Scoprire angoli della città che non conosci, perderti tra vie in cui non hai mai camminato. Giocare un EuroBasket. A casa tua.
È abbastanza scioccante, ovviamente in senso positivo, giocare a Bologna. Alloggiare al Carlton, di fianco a casa mia e vicino a casa di Olbis, essere qui ma in altre vesti. Per me è un onore e un privilegio giocare qui a Bologna: siamo carichissime.
La voce, emozionata a dir poco, è di Mariella Santucci. Le brillano gli occhi quando, in un momento che si discosta dagli appuntamenti obbligati dei giorni di avvicinamento a Women’s EuroBasket, pensa al fatto che domani inizierà il suo secondo Europeo.

Un’occasione che definire speciale sarebbe un eufemismo, visto da dove arriva. Da qui, da Bologna. Prima di attraversare l’Oceano e accasarsi alla University of Toledo, il suo mondo circumnavigava la Magika di Castel San Pietro Terme. Ed ora è qui, con un’altra vicina di casa – pronta a disputare il suo quarto Europeo consecutivo. A latitudini familiari.
Per noi è stranissimo. Di solito sei in raduno, a Roma o all’estero, e non ti capita mai di fare l’Europeo in casa. Il fatto di sapere che prepari l’Europeo nella tua città, passare davanti a casa tua con il pullman, è molto bello e tanto strano”.
Olbis André si consacra come una delle giocatrici più talentuose del nostro movimento a sei ore e mezzo di macchina da casa, nei suoi tre anni a Battipaglia. Ma l’amore che scoppia con la pallacanestro parte anche per lei da Castel San Pietro Terme, si tinge di granata alla Polisportiva Pontevecchio e si attenua di gradazione alla Fortitudo Rosa.
Veste l’Azzurro dall’Europeo U20 del 2017, ma non le era mai capitato di avvicinarsi ad una competizione estiva con la Nazionale in questo modo. Così atipico, così circoscritto a pensieri noti. Così denso di ricordi. “Lei [Mariella] abita a 10 minuti dall’albergo a piedi: è strano il fatto di essere in raduno qui, ma è anche la cosa più bella,” sottolinea.
Mariella le fa eco.C’è un senso di responsabilità, perché giochiamo a casa nostra, e non potrei vivere questa esperienza con una compagna migliore di Olbis. Sono stra-contenta e non vedo l’ora di iniziare,” dice la playmaker della Reyer Venezia.

Si parla di pallacanestro al bancone del bar
Se il raduno che precede l’imminente EuroBasket dalla fase a gironi itinerante (Gruppo A in Grecia, Gruppo B in Italia – insieme a Slovenia, Serbia e Lituania -, Gruppo C in Repubblica Ceca, Gruppo D in Germania) è una prima volta per Mariella e Olbis, la classe 1998 con origini angolane si era già abituata ad un ritorno a casa spalmato su più mesi.
Intervallando le due scintillanti esperienze al Famila Schio (la prima dal 2018 al 2022, la seconda iniziata dalla scorsa estate), Olbis Andre si era riaccasata a Bologna per vestirsi di bianconero, portando la Virtus a competere ai massimi livelli.
Quando ero in Virtus io giocavo in Eurolega ad alti livelli a casa mia. La sera, finito allenamento, potevo tornare a casa da mia madre e vedere i miei amici, cose banali che per noi che siamo sempre fuori non lo sono” ricorda.
Per 7 anni non ho mai festeggiato i compleanni – a parte il mio che sono nata a Natale – della mia famiglia o dei miei amici perché sono durante la stagione. Avendo in queste ultime stagioni avuto la possibilità di giocare in Virtus, e quindi di vivere la città da adulta, ho imparato ad apprezzarla molto di più”.
Per me è bellissimo pensare che una volta finito allenamento e cenato puoi uscire a fare due passi e sai dove andare, in che posti finire. Siamo contente, speriamo che ci porti bene, perché è una città di basket con una grande storia. Sarebbe veramente bello fare bene qui”.
La squadra guidata da coach Andrea Capobianco, a trent’anni dall’argento europeo conquistato a Women’s EuroBasket 1995 in Repubblica Ceca, cerca un percorso competitivo che possa significare raggiungere le prime otto al Pireo.
Nelle giornate vibranti per la metà bianconera del tifo cestistico bolognese, con la Finale Scudetto in LBA che vede Brescia e Virtus affrontarsi per il titolo, Basket City respira pallacanestro con un’aria diversa, visto l’imminente appuntamento che coinvolge le Azzurre.
Si gioca nella Mecca della pallacanestro italiana, il Madison Square Garden di Piazza Azzarita. “Mi ricordo che da piccolissima ho fatto dei tornei, il primo fu proprio al Paladozza e non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo,” dice Mariella Santucci.
A volte capitava con la Libertas a 14 o 15 anni di allenarci qui. A scuola lo dicevo che mi allenavo al Paladozza. Qui ho vissuto dei momenti speciali come il primo Scudetto giovanile vinto con Battipaglia” segue Olbis Andre, che ha giocato altre finali Scudetto al PalaDozza. Ne ha vinta una nel 2022, e persa un’altra nel 2023, rispettivamente con Schio e Virtus.
Mariella si ricorda bene di quell’ultima, essendo tra i 5.337 spettatori di una serata sold-out, da mozzafiato. “Ero venuta a vedere la Finale tra Virtus e Schio al Paladozza ed era pieno di gente,” dice sottolineando cosa significhi crescere plasmata dal basket, a Bologna. “Crescendo l’ho dato abbastanza per scontato, perché mi sembrava naturale. Quando sono uscita da Bologna ho capito che è diverso, perché il basket altrove non lo vivi così intensamente”.
Quando ero piccola non mi rendevo conto di quello che era questa passione, la davo per scontata e mi ricordo dei Derby che ho visto dal vivo. Crescendo nelle altre città mi sono resa conto che altrove non è così,” aggiunge la classe 1997.
Olbis la segue a ruota. “Tutti in giro parlano della Virtus in campo per le Finali Scudetto, ti capita di camminare a caso e di trovare qualcuno con la maglia della Virtus o della Fortitudo. Tutti parlano di basket, la gente ne capisce e non si ferma al tifo,” aggiunge.

Il 18 giugno dalle emozioni forti
Chiamata in Nazionale dopo l’infortunio al legamento crociato anteriore del ginocchio destro di Matilde Villa, Mariella è consapevole che sfruttare l’occasione possa essere ideale per mantenere un bellissimo ricordo già a partire dal 18 giugno.
Una data speciale. Quella del suo compleanno, di quella di suo padre. E di suo nonno, venuto a mancare tre mesi fa. Quando risuonerà l’inno al PalaDozza, è a lui che viaggerà il primo pensiero. Sappiatelo, se vedrete un’emozione dalle mille sfumature nei suoi occhi. “Era già successo due anni fa contro il Belgio, di giocare nel giorno del mio compleanno. Ma qui sarà speciale. Sarà strano essere in campo, iniziare un Europeo a Bologna, il 18 giugno. Sarà speciale, spero che mi aiuti all’inizio nell’approccio,” dice Santucci. “Parlavamo da un sacco di questo Europeo, da quando era uscita la notizia lui mi diceva che sarebbe venuto a piedi. Aveva 94 anni, era carichissimo. Prima di morire ne avevamo parlato e mi diceva che sarebbe arrivata la mia occasione, il mio momento. Lui sarà sicuramente il mio primo pensiero”.
Inoltre, il debutto con la Serbia (in programma alle 21, stesso orario delle sfide del 19 giugno contro la Slovenia e del 21 giugno contro la Lituania) equivarrà anche al primo appuntamento ufficiale al PalaDozza per la numero 18.
Con Ragusa, l’unica volta che ho giocato a Bologna è stata al PalaFiera. Ogni volta tornare e vedere questo campo mi ha fatto sempre pensare, ho capito di non darlo per scontato. Non vedevo l’ora di giocare qui da adulta. E sono molto, molto carica”.
Cinque giorni fa era il compleanno di mia sorella e siamo andate a festeggiare, dopo cena sono andata via [per tornare in raduno]. Mi sembrava stranissimo. Quando ero in America, a Ragusa, adesso a Venezia non sono mai stata presente in questi momenti”, dice Mariella.

“Gli ultimi due giorni prima dell’inizio voglio stare con la squadra e pensare al campo, concentrandomi. Poi ovviamente mi girerò e vedrò tutti sugli spalti. Per rifocalizzarmi guarderò Olbis, perché mi darà tanta sicurezza nel dire “Ok, non sono da sola, c’è anche lei”.
Sarà importante per entrambe, dovremo raggruppare pensieri ed emozioni per fare il meglio possibile. Portare un risultato a casa sarebbe ancora più bello ed emozionante di farlo in altri posti”, aggiunge la bolognese DOC.
La stessa voglia ed entusiasmo che pervade Olbis Andre, che sarà sovrastata dall’affetto di amici e familiari sugli stessi spalti, sulle stesse poltroncine.Saperli presenti mi darà tranquillità in più”, dice. Famiglia che, inevitabilmente, vuol dire casa.
Sarà una vigilia diversa, per noi è casa ed è come avere una responsabilità in più di dovere essere presente. Dall’altro, però, è una pressione che può essere bilanciata dal fatto che ci sarà tutta la mia famiglia, i miei amici sugli spalti a vedermi”.
In Israele era venuto mio padre, durante la stagione qualcuno capita di vederlo in tribuna, ma è diverso. L’idea di sapere di essere a casa, di girarti e vedere tutti è un qualcosa che potrebbe darti la sicurezza, la serenità in più di sapere che ci siamo, siamo sostenuti anche concretamente,” continua la recente vincitrice dello Scudetto con Schio.

Un gelato sotto i portici
Dalla palla a due alla sirena finale possono passare ore. Che si dilatano, dal campo. Che possono sembrare giorni o settimane, oppure secondi. È stranamente tutto molto relativo nella pallacanestro dal tempo effettivo e dalle sensazioni apparenti.
Ciò che non si discute sono gli spazi fisici, le distanze che si assottigliano in questa città.Tre giorni fa abbiamo avuto la giornata libera, io sono andata ai Giardini e ho portato alcune ragazze oltre a amici miei,” dice Olbis.
Io ho giocato a Battipaglia e adesso sono a Schio: non proprio delle metropoli. Venivo da una città in cui ero abituato ad andare in centro, a muovermi in 15’ per tutto. È bello avere tutto a portata di mano, anche in giornate calde come queste dove puoi andare sui colli.
A Bologna in 10-15 minuti arrivi ovunque, il bello è anche questo. A piedi, in bicicletta… Non è una cittadina piccola ma nemmeno troppo grande. È perfetta, a misura d’uomo”, aggiunge Mariella, che mette al primo gradino del podio un gelato in Cremeria Mascarella. “D’estate ci ritroviamo spesso io e lei ad andare per posti, l’anno scorso quando Olbis mi ha supportata e sopportata nel periodo riabilitativo dell’infortunio abbiamo passato tanto tempo insieme”, dice la giocatrice orogranata.
Alla fine, per Mariella Santucci e Olbis Andre, Bologna è casa. Ed in questi giorni sono immerse in una dimensione totalmente nuova, inesplorata: quelle di sentirse come delle turiste nei posti che hanno sempre affrontato. Un passepartout per la Dozza. “[Bologna] è casa, nelle piccole cose come scendere a prendere un gelato e fare due passi. Averla vissuta anche da grande mi ha insegnato ad apprezzarla di più. E poi i portici, una genialata. Mi piace il centro, le persone, i colli, la periferia, è proprio casa”, dice Olbis.
Per me è serenità, leggerezza. Quando arrivo riesco a isolarmi dai pensieri pesanti, non sono solo a casa ma mi sento serena, leggera, posso fare quello che voglio e girare dove voglio. Non è solo casa, è il mio posto nel mondo: mi fa proprio sentire bene”. Una Finestrella sull’Europa, nei giorni in cui Basket City si tinge d’Azzurro.

                                                                                                                                              Cesare Milanti