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Auguri Jordan. Giornalista e addetto stampa

28 Febbraio 2024

Non tutti lo sanno. Pochi lo ricordano. Senza presunzione, ma con tanto affetto, Aldo Giordani è stato anche giornalista per la FIP e addetto stampa della Nazionale prima di trasferirsi a Milano (nella foto è il secondo in piedi da sinistra, al raduno del 1950 con a fianco, guarda caso, Francesca Cipriani, che diventerà sua moglie. Credit FIP/Famiglia Bertea). Celebriamo i cento anni dalla nascita di Aldo Giordani pubblicando alcuni stralci di “BASKETBALL” la prima rivista federale dopo le atrocità della guerra. I pezzi di “BASKETBALL” sono tutti senza firma e solo dopo un anno il nome di Giordani appare nella gerenza. Lo stile con cui scrive e la rubrica Tiri Liberi che ricorda quelli che saranno i pallini di “Superbasket” sono gli indizi che diventano prove. Auguri Jordan!

Il 28 febbraio 1946 (esattamente 78 anni fa, sarà un caso?) usciva il primo numero del primo anno di “Basketball”, Quindicinale di Pallacanestro, che (scritto in neretto nella prima pagina) Pubblica tutti gli atti ufficiali della F.I.P.
È la rivista ufficiale della Federazione Italiana Pallacanestro che come scrive il presidente Decio Scuri nell’articolo di fondo, ha compreso “il dovere (…) di essere, come non mai presente in ogni iniziativa, specie in questo particolare momento in cui, dovendo anche lo sport poggiare su nuove basi organizzative democratiche, si procede ad una graduale riorganizzazione”.

Quelle prime quattro pagine in prima pagina portavano un articolo sulla Nazionale maschile che a maggio avrebbe partecipato al Campionato europeo di Ginevra. Un’occasione più che sentita dalla pallacanestro italiana che si apprestrava a rientrare nel consesso europeo come Paese democratico e non come dittatura, e quindi tanto sentito da scriverne fin dal febbraio

Qualcuno, e fra coloro stessi che son partecipi alla nostra impresa, ha obbiettato sul titolo di questa pubblicazione, lamentando sul nome staniero.
Ci si era abituati ad un ufficiale puritanesimo linguistico e l’obbiezione non sorprende.
Ricordiamo peraltro che un trentennio addietro, allorché il nostro sport timidamente appariva fra noi, nessuno trovò difficoltà ad accolglierlo e chiamarlo con il suo nome d’origine.
Così come è avvenuto presso la maggior parte delle nazioni che nell’uso uficiale e corrente hanno adottato senza difficoltà la denominazione accolta anche dalla stessa Federazione Internazionale.
Ora gli sportivi sono i migliori ambasciatori delle nazioni. Quelli che al di fuori e al di sopra delle sottigliezze e delle ipocrisie dei diplomatici di mestiere, nello slancio generoso della lotta atletica meglio di tutti si intendono fra di loro su un piano primordiale e solidarietà umana.
Di essi i popoli hanno soprattutto bisogno se, dopo gli eccessi, nazionalistici e razziali che li hanno condotti alla sanguinosa recente pazzia, intendono pacificamente convivere su questa particella di cosmo che ogni giorno appare più angusta e sulla quale ogni giorno la loro convinvenza diviene più intima.
Lasciamo che essi si intendano il più possibile con l’uso di parole comuni e fra queste scegliamo i nostro titolo: BASKETBALL.