
Prima dei Quarti di finale di EuroBasket Women, uno sguardo ai segreti e alle caratteristiche del collettivo con uno dei collanti della squadra di Capobianco
Negli ultimi mesi abbiamo avuto modo di conoscere passioni e interessi fuori dal campo di alcune delle azzurre che stanno lasciando il segno a EuroBasket Women, ma nelle partite del girone di Bologna è emersa, in grande evidenza, la coesione del gruppo guidato da coach Capobianco. Un dato prima di tutto: a referto le giocatrici sono 12, ma nella vita di tutti i giorni la delegazione azzurra è formata da 14 elementi. Valeria Trucco e Martina Kacerik, gli ultimi tagli del CT, sono sempre rimaste al fianco della squadra nel ritiro di Bologna, in prima fila per applaudire le compagne come anche Matilde Villa, tenuta fuori dalla spedizione continentale a causa dell’infortunio subito contro il Belgio.
“Noi siamo come una famiglia”, ci dice Francesca Pan, che di questa versione dell’Italbasket è indubbiamente un punto di riferimento dentro e fuori dal campo, “siamo veramente unite. Anche Kace e Vale (Kacerik e Trucco, ndr) sono sempre qui, ieri (contro la Slovenia, ndr) hanno pianto con noi dalla gioia e da questo si capisce che gruppo siamo. Tendenzialmente vado sempre d’accordo con tutte: sono abbastanza estroversa, è la mia personalità. Mi fa piacere far parte di un gruppo unito e coeso, dove tutte vanno d’accordo in un clima super che aiuta ad affrontare in serenità un mese lungo e tosto come quello del raduno”.
Coesione, unità (d’intenti, ma anche a livello interpersonale) reale e totale. Quello che si carpisce dalle interazioni tra le ragazze sui social, dagli sguardi che decidono di aprire sulla loro vita da atlete che vivono un sogno come quello della maglia azzurra, non è un artificio ma la verità. Questa è una squadra che emoziona perché sa emozionarsi, stando insieme e cercandosi continuamente l’una con l’altra. Un risultato non banale tenendo conto di quello che è il quotidiano di certe ragazze, abituate nel corso della stagione con i club da spiccate rivalità sportive: su tutte quella tra Schio e Venezia, ma non solo. Sin dal suo ritorno in Italia dopo l’esperienza in NCAA a Georgia Tech, Francesca è una colonna della Reyer – di cui è oggi capitana – e questa estate azzurra arriva dopo un finale indubbiamente amaro con le lagunari, con la sconfitta a Gara 5 di Finale contro Schio.

“Bisogna essere brave a dividere l’azzurro da quello che è la stagione con i club, dove naturalmente c’è rivalità. In Nazionale rappresentiamo il nostro Paese, bisogna switchare subito. Ci siamo radunate tre-quattro giorni dopo Gara 5 e non è stato facile, ma con Cocca, Jasi e Olbi (rispettivamente Verona, Keys e Andrè, ndr) ci conosciamo tutte da tanto tempo, siamo amiche fuori dal campo. Ok la rivalità sportiva, ma per come sono fatta io personalmente una volta che siamo fuori dal campo amiche come prima. C’è stata chiaramente qualche battuta ma abbiamo subito cambiato mentalità: non è stato difficile, aiuta l’essere amiche. Anche le esperienze con le giovanili possono incidere. Avendo poco tempo, anche durante le finestre, se ci si conosce è più semplice creare un’alchimia in campo”.
Viene naturale, a uno dei collanti del gruppo azzurro – “Cerco sempre di creare un ambiente sereno e dove si sta bene”, ci dice – chiedere una parola per descrivere ciascuna delle azzurre, includendo anche Matilde Villa e la sua “spensieratezza” ma anche Valeria Trucco e Martina Kacerik, “professioniste, perché l’hanno presa bene, ci hanno sempre tifato e sono sempre presenti, a gioire con noi”. Si va quindi dalla “calma” di Jasmine Keys al “talento” di Cecilia Zandalasini, dalla “timidezza” di Francesca Pasa all’energia di Lorela Cubaj, o anche Costanza Verona “folletta” e Stefania Trimboli “certezza”, Olbis André “solida” e Sara Madera “buona”, Martina Fassina “tra le nuvole, ma in senso buono”, Laura Spreafico “leader” e Mariella Santucci “pazza”, aggettivo che Francesca usa per descrivere anche se stessa per completare questo splendido mosaico azzurro.
Ennio Terrasi Borghesan
