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Settore Giovanile

Next Gen U19 Femminile, conosciamole meglio: Reyer Venezia, l’Oro(granata) delle giovanili

20 Dicembre 2025

La Next Gen Under 19 Femminile è la manifestazione introdotta per la prima volta nella stagione 2025/2026 ed organizzata in collaborazione da Federazione Italiana Pallacanestro e Lega Basket Femminile. La formula prevede la disputa di due tappe di qualificazione (la seconda si terrà dal 13 al 15 Marzo 2026) in cui le dodici partecipanti, divise in tre gironi da quattro squadre, disputeranno complessivamente sei partite, al termine delle quali le migliori otto si contenderanno la prima edizione nella Final Eight in programma dal 28 al 30 Maggio 2026. Alle undici squadre selezionate sulla base di un ranking che tiene conto di requisiti quali il campionato di appartenenza della prima squadra, il numero di Finali Nazionali disputate e di giocatrici convocate nelle Nazionali giovanili, è stata aggiunta la SSN Next Gen Team, un roster gestito dal Settore Squadre Nazionali e composto dalle atlete più interessanti selezionate dalle società al di fuori di quelle aventi diritto.

La prima tappa si è disputata a Chiusi e Chianciano e si è conclusa con la seguente classifica:

Girone Verde: Basket Costa 6 (3-0); SSN Next Gen Team 4 (2-1); Faenza Basket Project 2 (1-2); Polisportiva Battipagliese 0 (0-3)

Girone Bianco: Geas Basket Academy 6 (3-0); Futurosa Basket Trieste 4 (2-1); Magnolia Bk Campobasso 2 (1-2); Horus Padova 0 (0-3)

Girone Rosso: Reyer Venezia 4 (2-1); Libertas Moncalieri 4 (2-1); Basket Roma 2 (1-2); Firenze Basketball Academy 2 (1-2)

Dopo il focus su Basket Costa e GEAS Basket Academy, ecco l’approfondimento sull’Umana Reyer Venezia.

La storia

Nessuna società italiana è riuscita, negli ultimi dieci anni, a vincere uno Scudetto in tutti i settori: maschile e femminile, senior e giovanile. Nessuna tranne la Reyer Venezia, naturalmente. Basterebbe questo biglietto da visita per fissarne l’importanza nel panorama cestistico italiano: ormai siamo abituati a vederla al vertice, sempre e comunque, fino in fondo alle competizioni. Che siano playoff scudetto, o finali nazionali. A dare quasi per scontato qualcosa che in realtà non lo sarebbe affatto.

È una storia che parte da molto lontano, questa. Addirittura due secoli fa, essendo datata al 1872 la nascita di una polisportiva che inizialmente si dedica alla ginnastica e ingloberà poi con gli anni tante altre attività. A fondarla è Pietro Gallo, un maestro la cui stima per un collega triestino capace di diffondere in giro per l’Italia la disciplina è talmente forte da meritarsi il nome di questo nuovo sodalizio: quell’insegnante si chiamava Ignazio Reyer.

Alla lista degli sport della Polisportiva Reyer si aggiunge così nel 1925 anche la pallacanestro, e poco prima del secondo conflitto bellico Venezia è una delle potenze nazionali: vince gli scudetti 41/42, 42/43 e ce ne sarebbe anche un terzo, che non verrà omologato perchè purtroppo la guerra è diventata realtà e lo sport, assieme a troppe vite innocenti, viene spazzato via. Nel 1946 però scrivono il proprio nome sull’almanacco le donne: anche alle origini, dunque, in Reyer si vinceva a prescindere dal genere. Persino con la seconda squadra, che sale in A nel 1952 costringendo la Federazione a cambiare questa regola. Dev’essere questione di DNA.

Tanto succede anche nei decenni successivi: il palasport all’Arsenale, i grandi campioni come Haywood e Dalipagic, la finale di Coppa Korac contro Badalona, il passaggio al Taliercio, l’ascensore tra A1 e A2, il triste fallimento. Ma a cavallo del nuovo millennio arrivano gli eventi della svolta: la rinascita della Reyer femminile nel 1998, capace di tornare rapidamente nell’élite italiana, e di quella maschile che nel 2006 ottiene la promozione in B1 e viene unificata alle donne da una persona molto importante in questa storia. Naturalmente si parla di Luigi Brugnaro, oggi sindaco di Venezia, di fatto l’uomo che da presidente ha fatto tornare grande, anzi ha reso grandissima la Reyer.

Arriveranno infatti scudetti e trofei a grappoli, in Italia e in Europa: undici nel nuovo millennio tra maschile e femminile. Ma se possibile fa ancora più impressione la marea di titoli giovanili: dal 2003 in avanti sono addirittura 28 e arrivano in tutte le salse, dall’Under 14 femminile alla Next Gen maschile passando per gli otto conquistati nel 3vs3. Un vero e proprio impero, ma la cosa più importante non è rimirarne la magnificenza lucidando l’argenteria, bensì cogliere i frutti di questo raccolto costante e variegato.

“Abbiamo vinto abbastanza in questi anni, ma gli Scudetti sono soltanto la ciliegina sulla torta di un percorso perfetto, che dipende anche dagli episodi: ci è capitato di avere squadre ancora più competitive che non ce l’hanno fatta. Il vero obiettivo è la crescita delle singole atlete: vederne così tante calcare i campi di A1, A2 e B è la nostra soddisfazione più grande”, ammette il responsabile organizzativo Franco Conchetto, che di giocatrici sbocciate in Reyer ne ha viste passare tante.

Prendiamo soltanto l’ultima versione della Nazionale azzurra in rosa, che tutta Italia ha fatto sognare conquistando una favolosa medaglia di bronzo. Lorela Cubaj, Sara Madera, Francesca Pan e Martina Fassina a Venezia ci sono cresciute; Lorela Cubaj, Francesca Pan, Mariella Santucci e Francesca Pasa a Venezia ci giocano attualmente. Come punto di partenza o punto d’arrivo non importa, la garanzia è che la Reyer sempre lì in alto sta.

La passata stagione, per il settore giovanile femminile, è stata una di quelle proprio indimenticabili: scudetti con l’Under 17 e l’Under 15, podio nell’Under 19 arrendendosi solo alla campionessa e padrona di casa Campobasso. Ma in pochi si sono stupiti, perchè ormai Venezia non fa più notizia. Da anni è diventata un posto ambito dalle più promettenti cestiste d’Italia, grazie a un lavoro di reclutamento che non si limita alla rete circostante. “È importante monitorare tutto il territorio nazionale: grazie al nostro presidente, e alle risorse che mette a disposizione per lavorare bene sia nel maschile che nel femminile, abbiamo la possibilità di investire su atlete di tutta Italia che abbiano caratteristiche e potenziale per arrivare in una squadra di prima fascia, ospitandole nella nostra foresteria”, prosegue il dirigente orogranata.

Il lavoro dentro casa rimane comunque una prerogativa, anche grazie a iniziative come la mastodontica Reyer School Cup: l’undicesima edizione vedrà coinvolti oltre 60.000 studenti provenienti da 64 diversi istituti, non solo come giocatori ma partecipando anche ad attività di comunicazione, cheerleading e tifo (sano) in un modello che punta a replicare per ogni scuola coinvolta una società sportiva vera. Di certo, potersi ispirare a una realtà come la Reyer facilita un pochino il compito.

L’investimento si concentra anche sullo staff tecnico, con particolare attenzione a quello atletico: tre persone dedicate, una delle quali appositamente al recupero dagli infortuni (ultimamente purtroppo ce ne sono stati diversi, da Gecchele a Zuccon passando per Marinari). E la particolarità di quest’anno, per quello che riguarda il gruppo Under 19 femminile, è quella di uno staff di sole donne: assieme a coach Francesca Di Chiara, nelle ultime stagioni al fianco di Andrea Mazzon come assistente della prima squadra, dirigono il gruppo le giovani Anna Gini (c’era lei da head coach nella prima tappa di Chiusi) e Virginia Gonella, arrivata quest’anno dal Don Bosco Livorno. “Può essere qualcosa di anomalo per altre società”, commenta coach Di Chiara, “Ma in realtà l’obiettivo è semplicemente mettere insieme persone con delle capacità: uomo o donna cambia poco, la pallacanestro è quella e merita di andare avanti chi è bravo. La mia fortuna è stata quella di trovare uno staff di ragazze disponibili a mettersi in gioco, fare dei sacrifici e proporre sempre nuove idee: non è assolutamente qualcosa di scontato”.


LA NEXT GEN 2025/26

Il gruppo che partecipa a questa Next Gen è essenzialmente quello capace di vincere lo Scudetto Under 17 di Battipaglia nello scorso giugno, sotto la guida di coach Raimondo Diamante. A spiccare è innanzitutto l’aspetto anagrafico: soltanto due ragazze sono nate nel 2007. “Si può quasi parlare di un gruppo sotto età”, analizza coach Di Chiara. “Con l’ulteriore difficoltà per alcune ragazze di allenarsi anche con la Serie A, dove la richiesta è completamente diversa soprattutto a livello mentale. Ma sono ragazze che lavorano tanto, a tutti i livelli: fisico, tecnico, individuale e di squadra. Hanno tanta voglia di migliorarsi, il nostro compito è quello di incanalarla nei giusti binari”.

Isabel Hassan e Anna Sablich sono le punte di diamante: entrambe classe 2009, la prima trova già spazio costante con la massima serie, colleziona Scudetti giovanili dai tempi del Basket Roma con cui è cresciuta (a sedici anni è già arrivata a sei!) e come la pesarese, altra presenza fissa delle nazionali giovanili e del gruppo di lavoro in Serie A, non è l’unico talento della famiglia: i fratelli Patrick, Giovanni e Pietro sono altri nomi familiari agli appassionati. Entrambe indicano nello Scudetto il momento più esaltante della loro avventura a Venezia: “Abbiamo superato tante difficoltà insieme, affrontando un percorso in cui tutte sono state pronte a dare qualcosa in più”, commenta la giocatrice romana. “Credo che la nostra forza sia stata l’unione e la capacità di aiutarci nei momenti difficili: l’obiettivo comune di portarci a casa uno Scudetto ci ha dato quella spinta in più”, conferma Sablich.

Il primo girone per la Reyer è stato in assoluto quello più competitivo, l’unico dalla quale nessuna è uscita imbattuta. Alle due vittorie contro Basket Roma (51-47, assorbendo la rimonta avversaria nel secondo tempo) e Moncalieri (55-40, dopo essere sempre state avanti nel punteggio) ha fatto seguito la sconfitta al fotofinish contro Firenze: 49-50 sulla sirena, in quella che è stata la rivincita della Finale Scudetto in cui le ragazze orogranata prevalsero all’overtime. Mai d’altronde sono state partite banali, tra queste due squadre che spesso si sono ritrovate di fronte nelle Finali Nazionali negli ultimi anni.

E la forza di questo gruppo, al di là dei suoi picchi di talento e delle già citate assenze, è sempre stata il gruppo stesso. Una squadra profonda, che può ruotare tutte le giocatrici in organico e tenere sempre altissima l’intensità, pescando a turno da chiunque zampate importanti sui due lati del campo: Amelia Bianco Rossignoli arrivata da Pordenone lo scorso anno, la figlia d’arte Aurora Fajardo, una Giulia Dal Zilio rientrata dopo un brutto infortunio. Ma anche le varie Meggiolaro, Rosa Salva, Rigoni, Zampieri, Bonollo e Dalla Libera, per citare tutte le presenti in una prima tappa dove si è vista anche la nazionale Under 18 Emma D’Este, altro potenziale gioiello del vivaio.

“Il primo obiettivo è sempre di crescere”, ribadisce la coach originaria di Montegranaro ma ormai di casa a San Martino di Lupari parlando di questa nuova competizione. “Sicuramente è un’opportunità di farlo in maniera diversa rispetto agli anni passati: aver iniziato con un girone così competitivo non potrà che farci bene, mettendoci alla prova contro avversarie di questo livello. Poi, naturalmente, chi fa sport non gioca mai per perdere”.


PAROLA AL PARQUET

“Ho scelto la Reyer perchè è una società di altissimo livello”, spiega Isabel Hassan. “Ogni giorno sei messa alla prova, e fai parte di un’organizzazione impeccabile: è un contesto serio e ambizioso, che ti permette di crescere nel miglior modo possibile. Il livello di questa Next Gen è molto alto: ogni partita è una sfida, e questo formato mi piace tanto perchè ti costringe a crescere in fretta, giocando sempre contro le migliori non puoi mai permetterti di abbassare l’intensità. Vivere il gruppo della Serie A mi sta dando tantissimo, soprattutto in termini di mentalità: osservare ogni giorno ragazze più esperte, capire come affrontano allenamenti e partite mi aiuta a crescere più velocemente. Conciliare tutto con lo studio ovviamente non è semplice: serve organizzazione e qualche sacrificio, ma credo che sia una parte importante del percorso e mi insegna anche a gestire meglio il mio tempo”.


“Qui c’è un contesto competitivo, ma in modo sano”, aggiunge Anna Sablich. “Questo ti spinge sempre a dare qualcosa in più, maturando all’interno di un ambiente professionale che ti prepari al meglio per un possibile futuro da giocatrice senior. L’opportunità di vivere quotidianamente un gruppo così forte come quello della Serie A ti aiuta a migliorare, soprattutto nella cura del dettaglio. E a questo proposito anche la Next Gen offre la possibilità di affrontare sfide stimolanti, in cui devi essere sempre pronto e puoi confrontarti più volte durante l’anno contro le migliori. I tanti impegni? È dura, ma si impara a organizzarsi meglio e prendersi responsabilità anche fuori dal campo”.

Stefano Blois