Stories Under 18 maschile
Europeo U18M: Achille Lonati e Diego Garavaglia, attenti a quei due…
Sabato 26 a Belgrado – prima sfida con la Germania alle ore 18.30 scattano gli Europei Under 18. Tra i dodici atleti convocati da coach Marco Sodini ci sono anche Diego Garavaglia e Achille Lonati, che in Nazionale ci sono arrivati iniziando a giocare insieme sin dal Minibasket dell’Olimpia Milano.
Diego Garavaglia e Achille Lonati insieme hanno vinto tre scudetti in quattro anni con la canotta di Milano, due Next Generation Cup consecutive e sfiorato la vittoria del torneo Eurolega, cui possono aggiungere due argenti consecutivi – all’Europeo e al Mondiale – con la canotta della Nazionale. Ma l’inizio della loro carriera è caratterizzato da un paio di aneddoti che si riveleranno determinanti per la loro crescita che il prossimo anno li porterà, per la prima volta, ad affrontare un’avventura sportiva fuori dall’Italia.
GLI INIZI NEL MINIBASKET
Ai tempi del minibasket, infatti, Diego militava nella squadra minibasket della Virtus Cornaredo, una piccola società vicino casa, ma il basket era stata la quarta – e forse ultima – possibilità, dopo aver provato senza grosso entusiasmo con calcio, nuoto e pallavolo: “Mia mamma voleva che praticassi uno sport e giocavo a basket già da un anno”, esordisce l’attuale capitano della Nazionale, che un pomeriggio, del tutto inconsapevole della destinazione, sale in macchina con papà Paolo, direzione Milano. L’obiettivo è chiaro, partecipare alle leve annuali, ovvero le selezioni per entrare gruppi della Mini Olimpia dell’anno successivo, ma i termini sono scaduti da una settimana ed il rischio serio è quello di dover rinviare l’appuntamento all’anno successivo: “Mio papà mi stava portando a Milano perché credeva ci fossero gli allenamenti per entrare nelle giovanili dell’Olimpia, ma siamo arrivati tardi e ho rischiato di non poter entrare in squadra: per fortuna mi hanno concesso l’opportunità di farlo lo stesso e dopo il terzo allenamento (il coach era Paolo Galbiati, futuro allenatore del Baskonia) è iniziata ufficialmente la mia avventura con le scarpette rosse”, torna indietro nel tempo con la memoria il prossimo giocatore della Ratiopharm Ulm, in Germania. Ci sono un paio di membri dello staff, infatti, peraltro curiosamente entrambi di nome Davide (l’istruttore delle giovanili Davide Destro e il dirigente dell’Olimpia Davide Losi), accomunati dal dubbio di potersi trovare tra le mani un nuovo talentino da crescere e sviluppare, che acconsentono alla richiesta pur fuori dai termini e permettono a Diego di allenarsi: “Aveva 10 anni e non si poteva intuire bene che cosa potesse diventare, ma si vedeva subito che sarebbe diventato un giocatore forte e viene facile chiederci adesso che cosa sarebbe successo se non lo avessimo fatto allenare con noi”, ammettono i diretti interessati.
Era nato e cresciuto qualche decina di chilometri più a sud Achille Lonati, per l’esattezza a Gropello Cairoli, un paese i cui abitanti messi insieme non riuscirebbero a riempire la capienza dell’intero Forum d’Assago, si legge sul sito dell’Olimpia. Achille milita nella Lomellina Minibasket e viene prestato in più di un’occasione alla Junior Vigevano, con il talento e la giusta intraprendenza per competere e tenere il passo anche di compagni e avversari un paio d’anni più grandi, non senza un pizzico di timidezza iniziale. Prima di una partita della Serie A, tuttavia, al Forum va in scena un torneo destinato alle squadre giovanili legate da rapporto di collaborazione con l’Olimpia ed è in quella circostanza, sotto gli occhi di uno staff che ci mette davvero poco, tra tanti giovani atleti, ad identificarlo ed individuarne le potenzialità, che Achille guida la sua squadra all’impresa: “Giocai davvero molto bene e riuscimmo anche a battere l’Olimpia, una squadra che non perdeva praticamente mai – ricorda il prossimo giocatore dell’Università di St. Bonaventure – tanto che successivamente a questa partita sono stato chiamato per partecipare a dei tornei con quelli che erano stati fino a poco fa i miei avversari”. Eppure l’idillio non scoppia immediatamente, un po’ di timidezza e la non spiccata propensione a nuove esperienze e ad uscire dalla comfort zone rischiano di frenare l’approdo di Lonati alla nuova squadra, ma l’Olimpia non desiste dal corteggiamento (c’è lo stesso Garavaglia a cercare di convincere Achille ad unirsi alla nuova squadra) che, nonostante un iniziale raffreddamento, sfocia successivamente in un lieto fine, con un primo torneo a Firenze nel 2016 che Achille chiude anche come miglior giocatore: ”Ho iniziato più costantemente a giocare un paio di tornei all’anno con l’Olimpia, poi coach Michele Samaden ha fatto un gran lavoro per convincermi, portandomi a vedere la struttura in cui si svolgevano gli allenamenti e ammetto che incontrare i giocatori di Serie A di quel periodo mi ha convinto definitivamente ad accettare”. Il resto lo fa lo spostamento della location dal PalaLido al Forum di Assago, 32 km quasi tutti d’autostrada da Gropello Cairoli, per cui in vista dell’ultimo anno di minibasket l’approdo di Achille all’Olimpia è finalmente realtà.
IL PRIMO TITOLO: LO SCUDETTO UNDER 15
C’è un fattore con cui non solo i due giovani atleti della EA7, ma più in generale l’intera popolazione mondiale non aveva fatto i conti, destinato ad alterare abitudini ed equilibri umani e sociali almeno per i successivi due anni, ma che, grazie anche alla paziente collaborazione della società, riesce a non deviare totalmente i sogni di gloria di Garavaglia e Lonati: il Covid. “Ci siamo allenati per un anno e mezzo chiusi in casa, concentrandoci prevalentemente sul lavoro fisico con il preparatore, al massimo con qualche palleggio e tiro in cortile per chi ne avesse la possibilità – riprende Lonati – una situazione che ci aveva destabilizzato non poco, considerando anche la nostra giovane età”, ma le motivazioni sono più forti di ogni ostacolo e c’è il primo appuntamento ufficiale cui prepararsi al meglio e da vivere con quel gruppo di amici che giocano insieme sin dal minibasket: le Finali Nazionali Under 15 del 2022 a Pordenone. “La nostra squadra era praticamente la stessa da molti anni, non c’erano stati tagli né aggiunte ad un collettivo che faceva proprio del gruppo la sua forza”, inclusi anche i compagni successivamente destinati a non proseguire la trafila giovanile con Milano, ma che restano tuttora uniti da un legame solido e sincero. Un esempio? “Con Mattia Ghezzi, successivamente partito per frequentare due anni di High School negli States, siamo amici ancora adesso”.
Una forza che esplode fragorosa nel primo reale momento di difficoltà, a maggior ragione se vissuto da un gruppo di quindicenni, che il roster di coach Halabi affronta proprio nella sfida decisiva della rassegna tricolore, ovvero la finale scudetto contro Trento. L’Aquila è stata già sconfitta 83-64 nel girone di qualificazione, ma è riuscita comunque a qualificarsi per la partita decisiva, alla quale Garavaglia e compagni sono arrivati dopo aver vinto di 13 con Venezia ai quarti e superando con un ben più netto e roboante +53 Latina in semifinale. Si riparte, però, da 0-0 e Cesare Placinschi (compagno di squadra in questa Nazionale) guida i bianconeri, liberi da ogni pressione, prima al +4 di fine primo quarto e poi doppiare i meneghini a metà del secondo periodo (26-13).
“Stavamo perdendo abbastanza nettamente e non ci era mai successo durante la stagione – conferma Garavaglia – posso ammettere senza remore che se non fossimo stati così uniti fuori dal parquet, non saremmo riusciti a riprendere in mano la situazione. Eravamo insieme da tanto ed è stato molto più semplice affrontare quell’avventura insieme: vincere con un gruppo di amici ha reso tutto più speciale”, conclude l’esterno che in quella gara fu uno dei quattro biancorossi in doppia cifra, con 14 punti a bersaglio. Un effetto che si esplica in uno strabordante 20-2 di controparziale a favore di Milano innescato soprattutto dai 7 dei 19 punti a referto del top scorer Lonati, con cui l’Olimpia mette il naso avanti a metà gara, mentre all’ultima sirena le due squadre arrivano appaiate a quota 50 grazie ad una tripla dello stesso Placinschi. Si mette al lavoro anche Yousef (10 punti nel quarto periodo), mentre la tensione attanaglia Trento, generando soprattutto una serie di palle perse che portano al 67-59 finale con cui Milano può riportare un titolo nazionale giovanile in bacheca, otto anni dopo lo scudettino Under 14 conquistato a Bormio.
L’ESORDIO CON I SENIOR
Se la Serie A rappresenta un primo affascinante apprendistato col mondo dei grandi (per Garavaglia sono arrivati anche i primi due punti nella gara di ritorno con Tortona), la partecipazione al campionato di B interregionale con la canotta di Oleggio è un’ottima occasione perché gli Under 19 della EA7, col supporto di alcuni senior quali il sempreverde Andrea Pilotti, De Ros, Borsani e l’ex Olimpia Toffanin, possano cimentarsi settimanalmente con l’esperienza e i trucchi del mestiere dei più navigati avversari del quarto campionato nazionale. Una novità non semplice da assorbire nell’immediato e che infatti parte con due sconfitte in tre partite, una delle quali sciupando diciassette punti di vantaggio ad otto minuti dalla fine in casa con la Campus Varese, poi corsara all’overtime grazie ai 20 punti del neo campione d’Europa Under 20 Elisee Assui. Ma la vittoria sul prestigioso parquet di Casale Monferrato inverte l’inerzia dell’inizio di stagione – saranno solamente sei da lì fino al termine le sconfitte della Magic – e lancia i ragazzi di coach Catalani a chiudere addirittura la regular season al primo posto della conference.
I playoff, però, sono un’altra storia e la underdog Quarrata, partita dalla posizione #8 in tabellone, fa lo scalpo, eliminando 2-0 Oleggio: “Come dice il nostro vice coach Paolo Alberti, uscire al primo turno dei playoff è un po’ come non averli mai giocati, è stato un grande dispiacere vivere il momento in cui siamo stati eliminati, ma questo campionato ci ha permesso di confrontarci per la prima volta con un mondo senior in cui i contatti fisici sono ben diversi e più duri rispetto all’Under 19” – ammette con onestà Garavaglia, contatti che si traducono spesso in una pressione difensiva asfissiante che è la testimonianza della credibilità e la stima che questi giovani hanno saputo costruirsi in poco tempo anche al cospetto dei più esperti: ”I giocatori cercano di crearti delle difficoltà in tutti i modi, nei playoff con Quarrata ne avevo uno sempre alle costole – aggiunge col sorriso Lonati – anche se poi alla fine della serie è venuto da me quasi a “scusarsi” per il trattamento che mi aveva riservato, ammettendo che fosse l’unico modo per provare a fermarmi: una dimostrazione di rispetto che mi è rimasta impressa nella mente”.
Il BACK TO BACK UNDER 19 E LA FINALE DI EUROLEGA
L’uscita al primo turno dei playoff di B interregionale non scalfisce di certo l’andamento di una stagione giovanile trionfale, nella quale Milano è prima capace di replicare (ancora su Tortona) il successo ottenuto dodici mesi prima nella Next Gen riservata alle squadre di Serie A, poi di conquistare nella finale di Roma contro Trento il secondo titolo Under 19 consecutivo, dopo quello vinto nel 2024 a Chiusi. Una dimostrazione di forza che esplica alla perfezione la solidità e la forza mentale di un gruppo in grado di confermare le attese e ripetersi nonostante tutta la pressione dalla propria parte: ”Nonostante avessimo perso Badalau e Miccoli, due giocatori molto importanti per la squadra, avevamo tutto quello che ci serviva per poter vincere e la pressione di volerci riconfermare ci ha dato sempre una spinta a fare qualcosa in più soprattutto in assenza di Badalau, che solitamente era quello che metteva una pezza e ora ci siamo ritrovati contro”, ricordano gli atleti bicampioni d’Italia, che non lesinano anche apprezzamenti per il lavoro portato avanti da coach Catalani e l’intero staff: “Ci hanno messo nelle condizioni anche mentali di vincere subito, perché era l’obiettivo che avevamo prefissato sin da inizio anno e siamo stati bravi a costruire una mentalità solida, che ci permettesse di arginare la pressione e ripeterci per il secondo anno in fila”.
Dodici mesi dopo aver disputato la fase finale dell’Adidas Next Gen a Berlino (una vittoria e due sconfitte nel girone), i ragazzi di coach Michele Catalani sono tornati a cimentarsi anche con la massima competizione europea, arrivando stavolta davvero ad un passo da una vittoria che sarebbe stata storica: “La fortuna di giocare per l’Olimpia è quella di poter vivere esperienze molto significative anche fuori dall’Italia, basti pensare che quest’anno abbiamo affrontato più di una volta squadre come Valencia, Barcellona e Zalgiris – conferma il capitano Azzurro – le stesse che abbiamo poi ritrovato nella fase finale di Abu Dhabi”. Dove la EA7 ci è arrivata attraverso una wild card successiva alla finale del torneo di qualificazione persa a Belgrado con Parigi, dimostrando di meritare pienamente la presenze nel meglio dell’elite europea al suo atto conclusivo: ”Ormai le squadre italiane le conosciamo alla perfezione, mentre in Eurolega non sappiamo mai bene chi troveremo davanti, ci sono stimoli nuovi ogni volta che dobbiamo marcare per la prima volta avversari mai incontrati – aggiunge Lonati – del cui valore ci accorgiamo progressivamente durante la competizione”.
Un’occasione affascinante anche sotto l’aspetto relazionale e culturale, che cresce attraverso la condivisione di tanti momenti comuni al di fuori del parquet: ”Stringiamo amicizia con atleti che provengono da tutte le parti del mondo, li incrociamo nei momenti conviviali in hotel come pranzo e cena e restiamo in contatto in attesa delle eventuali tappe successive: con Mathieu Grujicic del Barcellona ci siamo detti sarebbe stato bello ritrovarci nella finale di Abu Dhabi e così è stato”, racconta ancora Achille a proposito del più importante torneo giovanile continentale.
Dopo aver rifilato 106 punti al Mega Belgrado, l’Emporio Armani supera al termine di una partita equilibratissima anche Barcellona (85-80) e completa l’opera battendo non senza fatica Dubai (86-84): ”Non appena sono stati diramati i gironi, abbiamo pensato che la squadra che potesse davvero metterci in difficoltà fosse Parigi” ricorda Garavaglia, con i transalpini che invece perdono sia con lo Zalgiris che col Real, così sono proprio i lituani a sfidare Milano per il titolo. Una partita che la EA7 arriva a condurre anche di dodici lunghezze grazie ad uno spettacolare inizio offensivo (40 punti nei primi 12’), ma che vede Kaunas passare a condurre, senza più voltarsi indietro, dall’inizio del secondo tempo in poi, fino al conclusivo 89-81.
IL MONDIALE UNDER 17 IN TURCHIA
La progressiva escalation con la canotta di Milano vale come naturale conseguenza anche la chiamata in Nazionale, dove Diego e Achille avevano già esordito insieme nel torneo dell’Amicizia Under 15 del 2022 e si ritrovano anche per i raduni delle estati successive. Il Mondiale Under 17 dello scorso anno, chiuso al secondo posto alle spalle degli Stati Uniti, è quello che ha definitivamente posto sotto i riflettori la promettente classe Azzurra 2007. Eppure la rassegna iridata giocata in Turchia non era cominciata nel verso giusto per la selezione guidata da coach Giuseppe Mangone, che tuttavia non si scompone nonostante l’inizio non facile: ”Dopo le prime due sconfitte con Argentina e Turchia erano già tutti pronti a ricredersi delle grandi aspettative che si erano create su di noi – analizza Garavaglia – e la partita con la Nuova Zelanda era un vero e proprio spartiacque per il prosieguo della nostra competizione, ricordo come coach Mangone si sia preso tutte le responsabilità di quanto accaduto fino a quel momento e trasmesso una grande carica per spingerci a dare tutti noi stessi una volta scesi in campo”. Un messaggio forte e chiaro, da non far disorientare più di tanto gli Azzurrini neanche sul -19 ad inizio terzo quarto dell’ottavo di finale con l’Australia, che l’Italia sovverte gradualmente, fino a forzare e vincere la partita dopo un supplementare. “E’ stata la chiave di volta, la partita decisiva di quel Mondiale”, rievoca Diego, dopo la quale la nostra Under 17 supera facilmente Portorico e riscatta con gli interessi – un sonoro e spettacolare +27 – la sconfitta del girone di qualificazione con i padroni di casa della Turchia, qualificandosi per la finalissima con gli ingiocabili Stati Uniti, che si impongono 129-88.
E ORA L’EUROPEO DI BELGRADO
L’argento iridato fa il paio con la piazza d’onore conquistata l’anno prima nell’Europeo Under 16, giocato in Macedonia, dove un convincente percorso netto, con vittorie sempre in doppia cifra ad eccezione del +9 con la Slovenia e un paio di partite anche al di sopra dei 100 punti segnati spingono l’Italia a giocare la finale per il titolo con la Spagna. Già priva di Suigo – non ci sarà neanche in questa edizione per un infortunio alla mano – sin dal primo giorno di raduno, l’Italia perde anche Lonati per un infortunio nelle prime battute della semifinale con la Francia e cede onorevolmente alla Spagna 77-68 nella partita decisiva per il titolo, la prima che i due non possono giocare insieme a causa della defezione di Achille, ma che rappresenta uno stimolo ancora più forte verso l’imminente rassegna continentale serba: ”Siamo tutti settati sulla stessa lunghezza d’onda e abbiamo nella testa solo una grande voglia di vincere”, conclude la sua intervista Lonati, con un’espressione del volto che vale di ogni altra parola. “Ci portiamo dietro tutte le belle emozioni che abbiamo vissuto in ogni circostanza dall’Under 15 in poi, a partire da tutti gli episodi anche divertenti che sono accaduti fuori dal campo – aggiunge l’amico e compagno – ad ogni competizione ci siamo presentati sempre un po’ da sfavoriti, ma siamo reduci da due secondi posti consecutivi e sappiamo di dover tener fede a delle aspettative molto alte, abbiamo ancora nella mente la finale con la Spagna di due anni fa e sappiamo di essere una squadra forte e con un obiettivo ben comune in testa”.
Ed intuibile abbastanza facilmente, soprattutto alla luce degli ultimi due argenti in fila.
Donatello Viggiano